Una raccolta di 500 frasi da gustare a poco a poco, in qualche ritaglio di tempo, nelle occasioni in cui si ha bisogno di riacciuffare il buonumore
Ogni ricetta medica dovrebbe consigliare qualche minuto di riposo e relax, se non qualche frase divertente da leggere al bisogno per scuoterci di dosso la rabbia, l’ansia o la frustrazione che spesso ci attanaglia.
“500 chicche di riso” è una raccolta di battute umoristiche che potrebbe fare al caso di tutti. Nato per “sfatare luoghi comuni, personaggi reali e dell’immaginario collettivo”, ogni frase di questo libro scritto da Alessandro Pagani, con la prefazione di Cristiano Militello e le illustrazioni di Massimo Zatini, finisce infatti per “ridicolizzare la consuetudine sociale della monotonia quotidiana attraverso l’uso delle parole e con l’aiuto di situazioni umoristiche che tutti, almeno una volta nella vita, da protagonisti o spettatori, potremmo affrontare”.
La ricetta migliore sarebbe gustare ogni battuta all’occorrenza, quando il buonumore e un sorriso sono necessari per abbattere la tristezza o la spossatezza. Ma una visione personale della cura è ben accetta. Unica controindicazione? Nessuna.
Come diceva Victor Hugo, “E’ dall’ironia che comincia la libertà“, e proprio da questo monito dovrebbe essere guidato ogni nostro giorno. E’ un circolo virtuoso, un rituale che dobbiamo coltivare: la risata porta il buonumore, il buonumore produce felicità, la felicità ci fa stare meglio, fisicamente e mentalmente, conducendo al benessere. Non c’è malessere che tenga, battuta invidiosa, momento triste che non può essere lenito se non con una risata.
Questo libro edito 96, Rue-de-La-Fontaine Edizioni, in questo senso, è una piccola “chicca” per seguire la via del benessere e per incoraggiare i nostri sorrisi quotidiani. Come dire: “Una battuta al giorno toglie il medico di torno”.
La ricetta assoluta per ritrovare la felicità ad oggi non è ancora stata svelata, ma come ci insegna il grande Totò:
Ci sono momentini minuscolini di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza”.