Secondo gli ultimi dati in Italia scende la percentuale di lettori totali, ma chi legge lo fa più di prima


Diminuisce la percentuale degli italiani che leggono, ma chi legge lo fa più di prima: è questo il dipinto offerto dall’ associazione italiana editori.

Secondo i dati raccolti a settembre da Pepe Research e rielaborati dal Centro Studi di AIE, i lettori tra i 15 e i 75 anni passano dal 65% del 2019 al 59% nel 2020, per scendere ancora al 56% quest’anno (per il 2019 e il 2020 sono stati ricalcolati i valori medi: il recupero che si era verificato tra maggio e ottobre 2020 non è stato sufficiente a recuperare le perdite accumulate nella prima parte dell’anno).

La fascia d’eta tra i 15 e i 17 anni è quella dove si registra il calo più robusto: sono i ragazzi che hanno scaricato e utilizzato, quindi un’altra forma di lettura, milioni di contenuti didattici integrativi per la didattica a distanza. Allo stesso tempo, però, il numero medio di libri a stampa, ebook e audiolibri fruiti sale a 7,8 contro i 7,2 dell’anno precedente e i 6,6 del 2019. Aumenta rispetto al 2019 anche il tempo dedicato a questa attività: chi legge un’ora ogni giorno è oggi il 15% della popolazione contro il 9% di due anni fa.


Crescono le disparità

Al Nord, i lettori in tre anni passano dal 63% (2019), al 60% (2020) e quindi al 59% (2021), valori simili al Centro (61% nel 2019, 57% nel 2020, 56% nel 2021), ma al Sud si passa dal 41% del 2019 al 40% del 2020 e al 35% del 2021.

Il divario Nord-Sud si amplia da 22 punti percentuali fino a 24. I lettori con basso titolo di studio oggi sono il 36%, in calo di 14 punti percentuali in due anni, mentre i lettori con la laurea sono l’84%, in calo di 7 punti. Si mantiene invece intatto il differenziale tra uomini e donne: entrambi leggono meno di prima, sono lettrici il 60% delle donne, lettori il 52% degli uomini.

Un mercato sempre più dipendente da pochi, forti lettori. Tra i lettori, la maggioranza assoluta ha letto da uno a tre libri (il 55%), il 23% ha letto da 6 a 4 libri, il 14% da 11 a 7 e il 9% più di 12 libri. I lettori forti (più di 12 libri), leggono mediamente 17 libri l’anno, 3 in più di quanti non ne leggessero nel 2020. Oltre a leggere, comprano anche più di prima: in media 12,3 libri, due e mezzo in più dell’anno precedente. Il risultato è un mercato sempre più concentrato: il 59% delle copie vendute sono acquistate dal 23% dei lettori (quelli che leggono più di 7 copie l’anno).

La non lettura è sempre più connotata come una condizione correlata al livello socio-economico, culturale e geografico: le fasce più deboli (basso titolo di studio, basso livello tecnologico, area geografica di residenza, ecc.) e chi vive nel Sud legge sempre meno libri. Sono questi i risultati principali del progetto di ricerca sulla lettura frutto della collaborazione tra il Centro per il libro e la lettura (CEPELL) e l’Associazione Italiana Editori (AIE) e presentato il 14 ottobre al Salone internazionale del Libro di Torino nel convegno Leggere in pandemia #1 – Nuovi percorsi di lettura degli italiani.


Levi: “Lettura emergenza nazionale”

E proprio di disparità parla il presidente dell’Associazione Italiana Editori Ricardo Franco Levi: “È da tempo che diciamo che la lettura è un’emergenza nazionale – sottolinea –. Come evidenziato dalla ricerca, la vera emergenza è proprio questa: le disparità all’interno della società italiana”.


Sinibaldi: “Concentrare impegni e fondi per ridurre le disuguaglianze”

“Si può guardare a questi dati da una duplice prospettiva – si unisce il presidente del Centro per il libro e la lettura Marino Sinibaldi. – Oltre al calo dei lettori, c’è una preoccupante polarizzazione sempre più netta tra chi legge da sempre e lo ha fatto in questi mesi di più, acquistando più libri e dedicandoci più tempo, e chi alla lettura non si avvicina”.

“Il divario si è approfondito, come altre disuguaglianze durante la pandemia – continua Sinibaldi -. Le differenze geografiche, anagrafiche, di genere, di reddito pesano sulla lettura ancora più che in passato. Questo è oggi il campo della sfida e di un necessario cambio di rotta. Non possiamo deludere le attese di un pubblico di lettori forti ed esigenti. Ma dobbiamo concentrare impegni, azioni e anche fondi per ridurre quelle disuguaglianze che sono un grave problema culturale, sociale e infine politico”.