Un libro che ci accompagna in un tour attraverso le soste e i luoghi del detective più famoso del mondo


Chi meglio di Sherlock Holmes, archetipo dell’uomo moderno, pragmatico e intuitivo, può farci da guida in una delle metropoli per eccellenza, nota ancora oggi per la ricerca scientifica e l’innovazione, la “Londra Babilonia” come l’ha definita il primo ministro inglese Benjamin Disraeli?

Eppure vi sorprenderà sapere che le avventure di Holmes, quelle ambientate nella capitale inglese, si snodano principalmente in un triangolo di strade: Baker Street, Montague Street e Piccadilly, e che Arthur Conan Doyle, il suo creatore, non aveva ancora mai messo piede a Londra quando iniziò a scrivere le avventure del suo protagonista più famoso. Al suo esordio, infatti, viveva in Scozia e aveva imparato a conoscere la città studiandone le mappe.

Enrico Franceschini, giornalista italiano residente a Londra, ci accompagna nella capitale del Regno Unito in un tour affascinante, ricco di curiosità e di storia. Ogni tappa del viaggio è collegata alla vita del celebre detective o a quella del suo creatore. Ciò che rende questo libro della collana Passaggi di dogana (Giulio Perrone Editore) così accattivante, non è solo il connubio Londra-Sherlock Holmes, ma lo stile chiaro, logico e a tratti ironico di Franceschini che, in uno dei suoi precedenti romanzi, Londra Babilonia, ci aveva intrattenuto parlandoci della città, dei suoi usi e costumi, delle sue abitudini note e di quelle meno conosciute, il racconto di chi, come lui, la vive ogni giorno da anni, e ne è “innamorato”.


Lo scrittore riesce a trasmettere l’atmosfera di Londra e lo stile di vita dei suoi abitanti, quelli dell’epoca vittoriana e quelli di oggi, attraverso la narrazione di eventi realmente accaduti, in modo lineare ma privo del distacco tipico delle guide turistiche che porteremmo con noi in viaggio.

Si parte, com’è ovvio, da Baker Street, dal 221 b (che in realtà corrisponde al 239, come ci svelerà più avanti il giornalista), dove ha sede il museo di Sherlock Holmes, la cosiddetta “Casa di Sherlock Holmes”, una terraced house su quattro piani che è possibile visitare alla cifra, non tanto modica, di 15 sterline. Malgrado ciò la spesa non frena il turismo: secondo Franceschini la “residenza” di Holmes è sempre ben frequentata sin dalle prime ore della mattina. Inoltre il museo sembra essere correlato a due casi che necessiterebbero del suo acume investigativo: un contenzioso familiare e due omicidi, ma non voglio svelarvi i particolari, potrete approfondire le vicende per conto vostro leggendo il libro.

Il tour prosegue verso l’ospedale San Bartholomew’s, teatro di una delle scene della serie tv Sherlock, interpretata da Benedict Cumberbatch, e scelta obbligata: è proprio in uno dei laboratori dell’ospedale che il dottor Watson e Holmes si incontreranno per la prima volta.

Continuiamo la nostra “passeggiata” verso Montague Place, dove Conan Doyle aprì il suo studio medico, per poi arrivare sulla Strand, la via in cui sorgeva la redazione dell’omonimo giornale grazie al quale i racconti di Sherlock Holmes furono apprezzati dal grande pubblico, tanto che, il giorno della pubblicazione del Mastino dei Baskerville, i lettori erano in fila fuori dalla redazione per accaparrarsi le copie della rivista.


In una visita guidata che si rispetti non può mancare una sosta per “nutrirsi”, come direbbe il nostro amato detective, e allora perché non fermarsi al Simpson’s, sulla Strand? Si tratta di un caffè ancora esistente che era teatro di competizioni tra le caffè houses, che si sfidavano al gioco dei re: gli scacchi.

Altre mete che il nostro corrispondente italiano ci consiglia di visitare per la loro bellezza sono le Inns of Courts, le associazioni professionali dei barristers, che hanno le loro sedi nel dedalo di palazzi, giardini e cortili in cui gli avvocati che si occupano dei casi in tribunale (i barristers appunto) non solo esercitano la loro professione, possono anche alloggiarvi.


Insomma, Londra è tutta da scoprire. In commercio si trovano tanti manuali che offrono un elenco delle destinazioni da non perdere, ma il racconto ha il suo fascino, soprattutto se costruito intorno ad un personaggio che, come recitava il titolo di una mostra a Londra, “non ha mai vissuto e mai morirà”.

Holmes infatti ha un’esistenza propria, indipendente dal suo autore, e continua a vivere quasi fosse una persona reale tanto da essere il destinatario di lettere provenienti da tutto il mondo, un po’ come accade nel nostro paese, a Verona, dove il Club di Giulietta riceve le missive indirizzate all’eroina della celebre tragedia Shakespeariana, e vi risponde.

In un periodo come quello attuale, in cui dobbiamo convivere con una realtà che non ci appartiene e che fatichiamo ad accettare, con i suoi limiti, il distanziamento e le barriere, libri come questo ci permettono di viaggiare e di sentirci un po’ più liberi, almeno con la mente, e alimentano la speranza di passare, quanto prima, dal tour “virtuale” a quello vero e proprio.

Recensione a cura di Rossella Belardi