Siamo nell’era dell’audio ma ben 28 anni fa è stata pubblicata la registrazione di “Lettera a un bambino mai nato” curata e letta dalla scrittrice toscana


Lo vedo il viaggiatore che guida lungo l’autostrada del Sole che invece di una canzonaccia ascolta il mio libro parlato. La vedo quella sarta, quell’operaio, quell’autista, che ascolta le mie audiocassette. E poi vedo un insegnante che le fa ascoltare alla sua scolaresca”.

Era, anche su questo fronte, in anticipo sui tempi, Oriana Fallaci. Mentre noi oggi non ci sentiamo ancora sicuri su come maneggiare la parola audiolibro che sembra un po’ un neologismo ancora impacchettato.

Ebbene sì, sono passati ben 28 anni da quando la giornalista e scrittrice toscana ha realizzato il suo audiolibro, intonando sicuramente uno dei libri più dolorosi da lei scritti, Lettera a un bambino mai nato.


Il racconto di una, nessuna, centomila donne

Lo sappiamo bene, Oriana era così: autentica, diretta, realista. Imprimere nero su bianco le verità che questo mondo contiene è stato da sempre il suo senso di vita. Quale modo migliore per dare la possibilità alla sua stessa voce di raccontare i pensieri, le riflessioni, le paure e i dolori che prova una donna in attesa di un bambino che non sa ancora se amare e portare alla luce, nonostante gli sia destinata una vita senza un padre, con una madre in carriera e tutte le sfide che l’esistere obbliga ad accettare.


Un autore ha il sacrosanto diritto di leggere, diciamo pure recitare, la propria opera. […] Se ha una buona voce, se sa suonarla come uno strumento musicale, nessuno può fare quella lettura meglio di lui. Perché nessuno quanto lui sa che cosa voleva dire e come voleva dirlo


E’ proprio nell’intervista realizzata con il giornalista Francesco Cevasco del Corriere della Sera nel ’93 che Fallaci, qui in veste di scrittrice, racconta il suo lavoro da lettrice e curatrice dell’audiolibro. “Quel libro parlato – ha spiegato Oriana Fallaci – era un’idea mia, una creatura mia, da anni sapevo come avrei dovuto realizzarlo. Non serviva un vero regista, infatti anche le musiche che separano i capitoli le ho scelte io, le ho mixate e montate io, cucite al testo. Ed è stato il lavoro più piacevole, appassionante”.

Da un libro uscito nel 1975 – che si è rivelato fin da subito un testo destinato a milioni di copie e a essere tradotto all’estero – si arriva così alla registrazione nel 1993 dell’audiolibro che sarà pubblicato in un cofanetto con quattro audiocassette. A seguire, nel 2008 – con il progresso della tecnologia – il cofanetto è stato realizzato con quattro cd della collana Bur che ripropone tutte le opere della scrittrice e giornalista toscana.


Dare “giustizia” al testo

L’audiolibro non è stato solo un artificio narrativo per Oriana Fallaci, bensì uno strumento per dare “giustizia” al testo, apportando alcune modifiche sul finale: “Tu sei morto. Forse muoio anche io. Ma non conta. Perché la vita non muore” diventa “Tu se sei morto. Ora muoio anche io. Ma non conta. Perché la vita non muore”.

Si tratta di un cambiamento “spontaneo”, come afferma la scrittrice, per restituire al testo la sua forma originale. Le bozze di quello che diventerà Lettera a un bambino mai nato sono state infatti visionate anche da Alekos Panagulis, che propose di alleggerire quell’ultima parte del libro con il forse. Per una scelta d’amore Oriana Fallaci accetterà, anche se con qualche riserva. Sarà così che riprendendo in mano quel libro e leggendolo ad alta voce durante le registrazioni arriva la svolta.


Quel forse, ovviamente rimasto anche dopo la morte [di Panagulis, ndr] non mi è mai andata giù. Mai. E arrivando in fondo alla lettura m’è venuto spontaneo pronunciare la parola ora. Non forse. Così ho cambiato anche il testo scritto e l’ho finalmente restituito al finale con cui era stato concepito


Oriana Fallaci, d’altronde, di mettere a tacere la sua autenticità non aveva proprio intenzione: è riuscita a farlo temporaneamente solo per amore, quel sentimento che anche lei nel suo Lettera a un bambino mai nato non sapeva definire né riconoscere: “Devo ancora chiarire il mistero che chiamano amore. Ma non quello che si divora in un letto, toccandoci: quello che mi accingevo a conoscere con te”. Una formula che, se avesse conosciuto nella sua forma più pura, avrebbe sicuramente raccontato nei suoi testi, pronunciato nelle università, nelle sue conferenze in giro per il mondo.

Come afferma lei stessa, Fallaci non riesce a scindere lo scritto dal parlato: “Ben per questo leggo sempre volentieri, ad alta voce, in pubblico. […] E ogni volta m’è parso di fare la cosa più naturale del mondo. Cioè restituire la parola scritta alla sua essenza originaria: la corporeità del suono che la partorisce”.


Niente è veramente nuovo

Ma la rivoluzione arriva anche su un altro piano: fa impressione scoprire come alcune parole pronunciate da Oriana Fallaci siano così attuali oggi e abbraccino stili di vita quotidiani. Ma forse di questo non dobbiamo stupirci, con la sua mente riflessiva e mai sazia del presente, la scrittrice è riuscita a captare bene le necessità e gli sviluppi oltre il suo tempo.


Leggere richiede tempo, concentrazione, immobilità. E oggigiorno la gente non fa che spostarsi da un luogo all’altro, si concentra poco, non ha tempo. Non è logico, dunque, che qualcuno legga per loro?


E sempre a proposito di tempo (dilatato), questo audiolibro, un po’ come le immagini, è in grado di poterci dare un’altra forma di contatto con Oriana Fallaci: quello che coinvolge l’udito, senso capace di offrire informazioni spesso inedite se non ascoltate con attenzione.

Come afferma Carlo Freccero nel suo libro Televisione quando tutto viene registrato può essere riascoltato infinite volte. “E’ possibile rileggere il passato in veste di presente, ripercorrendo i documenti audiovisivi che hanno fissato una volta per tutte la realtà. Niente è veramente passato e niente è veramente nuovo”.