Massimo Gramellini racconta come la pandemia costringa padre e figlio “distanti” ad affrontare la realtà e trovare i mezzi per crearne una nuova


Come vi sentireste se uno sconosciuto si piazzasse in casa vostra invadendo i vostri spazi, fisici e affettivi? Cosa fareste se doveste conviverci forzatamente senza possibilità di replica?

Mattia ha nove anni e l’estraneo di cui ci racconta non è il suo coetaneo Giulio Mauro, il figlio antipatico dei vicini di casa, ma un altro bambino che si rifiuta di crescere: Andrei, suo padre. La pandemia li costringe non solo ad affrontare la realtà ma anche a trovare i mezzi per crearne una nuova.

Amore, perdono e fantasia sono solo alcuni degli ingredienti di questo romanzo scritto dal
giornalista Massimo Gramellini
.


Un romanzo che conquista

C’era una volta adesso” si legge in poco tempo ma impiega ancora meno a conquistare il lettore, che si affeziona al piccolo protagonista e alla sua famiglia: alla nonna Gemma, ex professoressa di Lettere, che non perde mai l’occasione per lasciare interdetto il nipote con qualche citazione famosa; alla sorella Ross, pronta a schierarsi col fratellino e al contempo a farlo ragionare quando si trovano in disaccordo.

Intenerisce la figura di questo papà, per anni assente, che un po’ goffamente cerca di riappropriarsi dell’affetto del suo bambino. Come fare? Perseverando e usando l’immaginazione.

Padre e figlio si improvvisano detective: cosa nasconde il loro dirimpettaio, il pignolo Vanni Mauro? E perchè butta l’immondizia in giacca e cravatta? Il signor Amazon, ora indiscusso leader del commercio, riuscirà a mantenere il suo impero o sarà derubato? Inizia così un gioco che servirà ad entrambi per conoscersi e trasformarsi, da semplici estranei conviventi, in una famiglia vera e propria.

Una storia ironica e profonda, che mostra come situazioni d’emergenza cambino le persone in meglio o in peggio, o, semplicemente, le rivelino per quello che sono realmente.


L’esperienza milanese del lockdown

Gramellini racconta Milano con gli occhi di un ragazzino, per il quale il virus assume di volta in volta maschere diverse, alternando quella dell’uomo sabbia del suo fumetto preferito, capace di adattarsi e di inghiottire ciò che incontra sulla sua strada, a quella di un nemico silenzioso, in grado di far sparire dagli scaffali del supermercato i suoi cereali preferiti.

Dal romanzo emergono anche la paura, dopo il lockdown, di confrontarsi con il mondo
esterno
, di uscire per una passeggiata, e quella di compiere i gesti più semplici che diventano vere e proprie imprese da eroi.


Un mondo virtuale

L’aula che Mattia era abituato a frequentare, da stanza reale si trasforma in stanza virtuale, ridotta ad un insieme di quadratini che compaiono sullo schermo di un pc, e la giustificazione non serve più solo a motivare un’assenza scolastica, ma anche uno spostamento:

«Hai capito com’è fatta la gente, campione? Sbuffa, eccepisce, minaccia, ma alla fine si
adegua a tutto.»
«Che cosa fai?», gli chiesi.
«Leggo per farmi venire sonno. Guarda qui…in India un poliziotto ha fermato un tizio che
non aveva l’autocertificazione e lo ha costretto a scrivere cinquecento volte su un quaderno
mi dispiace.»
«Allora non era un poliziotto, era la maestra.»

C’era una volta adessocommuove, diverte e insegna: è la prova che si può sdrammatizzare senza scadere nella banalità e nella volgarità.

Rossella Belardi