Ne ‘La città dei vivi’ l’omicidio di un 23enne tra narrazione e giornalismo, si evolve il modo di fare informazione
Marzo 2016. Il giovane Luca Varani viene seviziato per ore, fino a morire lentamente. I responsabili, due ragazzi di buona famiglia, che hanno compiuto un gesto ancora oggi privo di motivazione. Il caso è destinato a fare il giro della cronaca di tutta Italia, sconvolgendo nel profondo l’opinione pubblica, e aprendo le porte a un nuovo modo di raccontare.
La ragione è la stessa: come si è arrivati a compiere un tale omicidio? Gli assassini erano coscienti di ciò che stavano facendo? Queste le stesse domande che si fa lo scrittore Nicola Lagioia che segue la storia fin dall’inizio: intervista i protagonisti della vicenda, raccoglie documenti e testimonianze, incontra i genitori di Luca Varani, si intrattiene con uno dei due colpevoli.
‘La città dei vivi’, la cronaca al centro di un romanzo e di un podcast
Ne verrà fuori un libro sulla vicenda, si chiamerà La città dei vivi, destinato a entrare nelle classiche dei libri più venduti. Fin qui niente di nuovo: già Truman Capote con il suo A sangue freddo del 1966 aveva portato un caso di cronaca dell’epoca in un libro, anzi, in un romanzo. Ma con La città dei vivi si sale un gradino in più.
Da questo libro che indaga le difficoltà di diventare adulti, le disuguaglianze, i vuoti di identità, la confusione sessuale e il senso di smarrimento nascerà anche un podcast, curato dallo stesso Lagioia. Sono sette gli episodi su Chora dove la voce dello scrittore conduce per le strade buie della città eterna, fino a un anonimo appartamento della periferia romana, dove il 4 marzo del 2016 viene ucciso il 23enne.
Si ampliano le frontiere dell’informazione
Al di là dell’episodio stesso di cronaca siamo di fronte a una nuova forma di racconto, quella che parte dalla realtà, si trasferisce sugli organi di stampa e ancora in un libro, infine, in un podcast (che sta riscuotendo grande successo). Una forma ibrida che dà vita a una nuova concezione di fare e ottenere informazione. Il racconto di un fatto di cronaca diventa ancora più vivo grazie a una maggiore stimolazione dell’immaginazione.
“Nel podcast compaiono alcuni personaggi del romanzo – racconta Nicola Lagioia a Il Giorno -, come Luigi Manconi, che si occupa di diritti dei carcerati, ma anche persone che non ci sono nel libro, come Vladimir Luxuria, che racconta delle notti romane, oppure lo psichiatra Vittorio Lingiardi. Per la realizzazione del podcast sono partito dal testo del mio libro, ed è stato molto interessante aggiungere le voci dei protagonisti e delle persone coinvolte. Tutti gli argomenti presenti nel libro sono stati approfonditi ulteriormente“.
Lagioia: “Ho avuto molta libertà di sperimentazione”
Infine, inutile dire come questa nuova occasione di fare informazione sia ancora sperimentale, con tutti i limiti e i vantaggi che ne conseguono: “È la prima volta che faccio un podcast. Per me è una forma nuova – riprende lo scrittore -. Mi piace, perché è una forma narrativa non ancora completamente codificata; quindi, ho avuto molta libertà di sperimentazione. Come per le serie tv dieci anni fa, ora siamo ancora liberi di poter provare. Fare questo podcast è stato entusiasmante”.
“Con la voce ci si accorge di nuove sfumature, soprattutto se non sei un professionista – aggiunge Lagioia in un’intervista per Ansa -. A me è successo agli inizi del lavoro in radio: la voce mi metteva a nudo più di quanto volessi. E io che per il libro ho letto tutti gli atti processuali ascoltando gli interrogatori ho raggiunto un livello diverso di comprensione”.