Una coproduzione franco-italo-belga, con la regia di Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch e due attori d’eccezione: Luca Marinelli e Alessandro Borghi


Il libro vincitore del Premio Strega nel 2017 è diventato un film. Le otto montagne di Paolo Cognetti esce al cinema con la regia di Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch e una coproduzione franco-italo-belga.

Una storia intensa che racconta l’amore per la montagna e l’amicizia. Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po’ scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori del giovane sono uniti da una passione comune: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo.

E’ quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, che sentono di aver trovato il posto giusto. Pietro trascorrerà tutte le estati in quel luogo “chiuso a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l’accesso” ma attraversato da un torrente che lo incanta dal primo momento. E , ad aspettarlo, c’è Bruno, ragazzo della sua stessa età che si occupa del pascolo delle vacche.

E’ da quel momento che iniziano estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri più aspri. Sono anche gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, “la cosa più simile a un’educazione che abbia ricevuto da lui”. Perché la montagna è un sapere, un vero e proprio modo di respirare, e sarà il suo lascito più vero: “Eccola li, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino”. Un’eredità che dopo tanti anni lo riavvicinerà a Bruno.


“Si può dire che abbia cominciato a scrivere questa storia quand’ero bambino, perché è una storia che mi appartiene quanto mi appartengono i miei stessi ricordi. In questi anni, quando mi chiedevano di cosa parla, rispondevo sempre: di due amici e una montagna. Sí, parla proprio di questo”

Paolo Cognetti

Pietro e Bruno sono Luca Marinelli e Alessandro Borghi

A interpretare nel film i due giovani ormai grandi Luca Marinelli (Pietro) e Alessandro Borghi (Bruno). Entrambi sono molto conosciuti nel grande schermo: il primo ha vinto un David di Donatello come miglior attore non protagonista in Lo chiamavano Jeeg robot, il secondo lo abbiamo già visto come protagonista in Suburra.

Luca Marinelli, in un’intervista su Vanity Fair, racconta: “Affrontare un ruolo che sia esistito o no fa sempre fare un viaggio che passa attraverso di te. Abbiamo osservato il mondo attorno a noi e lo abbiamo filtrato attraverso le nostre sensibilità. Per questo film partivamo dalla nostra amicizia, per noi non era difficile interpretarla. Poi ci siamo affidati a Paolo Cognetti e ci siamo immersi in un pianeta che era una finzione e anche un pianeta reale, di questo abbiamo fatto un bagaglio che abbiamo filtrato attraverso di noi”.

Per quanto riguarda la montagna – qui grande protagonista con le sue vette e i suoi laghi cristallini -, il personaggio di Bruno non è così distante da Alessandro Borghi: “Sono completamente innamorato, mi immagino a vivere là – racconta su Vanity Fair -. Il rapporto con la montagna mi ha cambiato l’idea di vacanza, perché innesca una sfida con me stesso per arrivare sempre più in alto. Una sfida fisica che diventa immediatamente una sfida mentale. È un posto che mi riconcilia con me stesso, non sento la necessità di fare nulla. Tutto quello che devi fare è infilarti le scarpe da trekking e camminare”.

“La parte della Valle d’Aosta dove abbiamo girato il film è meravigliosa, grezza, terrena, cattiva e complessa da gestire, soprattutto se la tua guida è Paolo Cognetti che mi ha portato in un rifugio che si chiamava Mezzalama dove ho fatto la discesa rotolando” conclude.

Il trailer del film