La formazione è importante per valorizzare e promuovere il nostro patrimonio culturale


L’istruzione oggi conta due nomi e due ruoli ben distinti. Non si tratta più a livello politico di una figura (professionale o meno) che si occupi dell’intera sfera formativa, che cerca sempre il giusto compromesso tra scuola e università, tra formazione e ricerca.

Le dimissioni del ministro Fioramonti sono state determinanti in tutto questo. I due novelli ministri, che metteranno in campo le loro capacità e le loro specificità all’interno del governo, sono Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi, il primo con incarico alla Scuola, l’altro all’Università e alla Ricerca; il primo insegnante in una scuola secondaria superiore, con laurea in Filosofia e Giurisprudenza, il secondo rettore all’università Federico II di Napoli e laureato in Ingegneria.


La scelta di separare la scuola, con il suo carico di formazione basilare per ogni individuo, dall’università e dalla ricerca dimostra – almeno ad oggi – un cambiamento di rotta politica e organizzativa piuttosto significativo.

Il premier Conte, a proposito, nella conferenza stampa di fine anno ha affermato: “Abbiamo la necessità di rilanciare il comparto della università. Non è vero che non abbiamo compiuto passi avanti, penso all’Agenzia nazionale per la ricerca. Ora serve fare qualche sforzo in più, penso ad aumentare i fondi sul diritto allo studio. Sono convinto che la cosa migliore per potenziare il settore sia separare la scuola dall’università”.


Questa decisione immediata, tuttavia, riceve anche alcune critiche. La Rete della Conoscenza, network nazionale dei soggetti in formazione, ritiene che la separazione della scuola dall’università e dalla ricerca sia controproducente per il settore formativo nazionale, in quanto generi “l’abbandono di qualsiasi strategia che veda la conoscenza nella sua complessità al centro del rilancio del Paese”, facendo anche riferimento a un mancato confronto con insegnanti, docenti, studenti, soggetti attivi di questo delicato settore.

“La vera risposta ai problemi della scuola, dell’università e della ricerca – affermano dalla Rete della Conoscenza – sono maggiori fondi, maggiore partecipazione democratica alle scelte”.


Dal Partito democratico, invece, Di Giorgi esprime giudizi positivi: “Bene l’istituzione del Ministero dell’Università e della Ricerca. Finalmente. Da molto tempo, noi che ci occupiamo di politiche per l’Università e la Ricerca Scientifica, proponiamo che le deleghe relative siano competenza di un ministero ad hoc, separato da quello della scuola, che assorbe da sempre le migliori energie dei ministri che si sono succeduti, in quanto totalizzante per numeri e risorse”.


Pareri a favore o contro, l’unica cosa che oggi possiamo fare è attendere di avere i primi risultati. I presupposti per realizzare qualcosa di buono e costruire scuole e università migliori, investendo energie e denaro sulla ricerca, ci sono. Ma la strada da percorrere è da scegliere con attenzione, in vista soprattutto di una valorizzazione e una tutela di quegli elementi che l’Italia ha: un patrimonio culturale invidiabile da chiunque in tutto il mondo.