Figlia del temporale unisce realtà storica e finzione, riportando alla memoria un’antica tradizione capace di cambiare il destino di una donna (come tante)
“Sono nata in un giorno d’estate del 1960, nella capitale. Mi seppellirono con un nome di maschio”. Fin dalle prime pagine Figlia del temporale (Mondadori) di Valentina D’Urbano sorprende. Quella che, a poco a poco, prende forma è una storia forte che unisce realtà storica e finzione.
Tra salti temporali e cambi d’identità si scopre Hira: prima bambina, poi donna, infine uomo. Ha tredici anni, la giovane, quando rimane orfana e deve lasciare la sua città – Tirana – per trasferirsi nella casa di campagna degli zii, nel nord del Paese.
L’antica tradizione che cambia il destino e l’identità di una donna
Ad attendere Hira una nuova vita: ben lontana da quella della città. E altre tradizioni. Sarà proprio un’antica usanza a cambiare il suo destino e la sua identità. Per sfuggire a un matrimonio combinato, la protagonista decide di appellarsi a una vecchia norma: preservare la propria libertà diventando una burrnesh, una vergine giurata. Il prezzo da pagare: rinunciare per sempre alla propria femminilità, per vestire i panni di un uomo.
Tuttavia, se da una parte Hira riesce a evitare di rimanere imprigionata in una vita che non sente sua, dall’altra si toglie una catena per metterne un’altra: “Meno stretta e meno corta, ma pur sempre una catena”. Una vergine giurata, infatti, non può intrattenere relazioni amorose e deve rinunciare alla propria sessualità, oltre che ai vestiti e alle abitudini prettamente femminili.
Figlia del temporale, in questo senso, è anche un manifesto femminista che si erge nell’Albania degli anni Settanta. Valentina D’Urbano ha effettuato un grande lavoro di ricerca per portare alla memoria una realtà storica esistita ormai cinquant’anni fa. Ne esce un romanzo potente nel quale una donna ne incarna tante altre. Una storia in grado di commuovere più generazioni.
L’amicizia preziosa con il cugino muto
Ad avere grande risalto nel libro anche il personaggio di Astrit, cugino di Hira. Il giovane, muto a seguito di un evento traumatico, non può fare a meno di incuriosire il lettore e la protagonista stessa.
Ascoltare i suoi silenzi, accettare la sua presenza misteriosa, studiare le espressioni del viso… da un primo approccio conoscitivo, la curiosità lascerà presto spazio a una grande amicizia. In fin dei conti, Hira e Astrit hanno tanto in comune.
Ci scrutammo con curiosità, io e lui, come due bestie di specie diverse. Non accennò ad andarsene, però non disse niente. Aveva un’espressione strana, molto attenta, sembrava contasse i miei movimenti […]. Lui non parla da un sacco di tempo, da quando era piccolo. […] Avrei compreso, col tempo, quanto fossero inutili le domande e le parole con Astrit, ché il suo silenzio è stato per anni una lastra ghiacciata e impenetrabile
Figlia del temporale letto da Chiara Leoncini
Il romanzo si può anche ascoltare in versione audiolibro su Storytel. Chiara Leoncini, con una lettura in prima persona, riesce a interpretare molto bene il personaggio di Hira, dando ritmo, intimità e carattere all’ascolto. Un racconto emozionante.
Recensione a cura di Sara Erriu
Post your comment