In “Hidden Valley Road” Robert Kolker raccoglie l’esperienza vera di una famiglia americana che ha visto 6 figli su 12 manifestare la schizofrenia


E’ il 2016 quando il giornalista statunitense Robert Kolker incontra per la prima volta le sorelle Margaret e Lindsay Galvin. Entrambe erano alla ricerca di un modo per far conoscere al mondo la tragica storia della loro famiglia. Di 12 figli, 6 hanno manifestato disturbi psichiatrici invalidanti, definiti con il nome di schizofrenia, anche se sviluppati da ognuno con intensità e sintomi differenti.

Da quel primo incontro le basi del libro di non-fiction Hidden Valley Road, nella mente di una famiglia americana (Feltrinelli, 2022).

Il volume, che si legge come un romanzo, è nato grazie a centinaia di ore di interviste fra l’autore, ciascun membro vivente della famiglia Galvin (compresa la madre Mimi, prima della sua morte avvenuta nel 2017), decine di amici, vicini di casa, insegnanti, terapeuti, caregiver, colleghi, parenti e ricercatori.

hidden valley road

Una famiglia oggetto di studio

La famiglia Galvin, per la sua concentrazione eccezionale di casi psichiatrici è stata oggetto di studio da parte di molti ricercatori e psichiatri, per indagare le origini della malattia e scoprire una possibile cura.

Le stesse Margaret e Lindsay erano alla ricerca di una soluzione per salvare la loro famiglia: 6 dei loro fratelli si trovavano a lottare contro una malattia piuttosto complessa, per non dire, ingestibile che conduceva a ripetuti scatti di violenza; uno di loro si suiciderà dopo aver ucciso la moglie, due moriranno per un arresto cardiaco correlato all’utilizzo dei farmaci neurolettici.

Hidden Valley Road è un ottimo documento – dotato anche di foto originali – che non racconta soltanto la storia della famiglia Galvin, formatasi negli anni ’50 nel Colorado, la cui casa si trova proprio nella via da cui prende il nome il libro, la strada della valle nascosta.

Si rivela una testimonianza preziosa per conoscere i progressi scientifici riguardo la schizofrenia e le sofferenze patiti da ogni membro della famiglia, anche da quelli sani: la paura di poter manifestare con il tempo la malattia non li abbandonava.


I figli che non si ammalarono furono, sotto molti punti di vista, colpiti dalla malattia mentale tanto quanto i loro fratelli. Già è difficile trovare la propria identità in una qualsiasi famiglia di dodici figli, figuriamoci in una famiglia definita da dinamiche diverse da ogni altra, dove la condizione di malato mentale diventò la norma, il punto di partenza per tutto il resto


Le due sorelle, nate per ultime, non hanno ereditato la schizofrenia ma la scia della malattia ha colpito anche loro: la madre, per proteggerle le ha allontanate dalla famiglia d’origine per crescere in un luogo più sano e tranquillo; la lontananza però ha avuto delle conseguenze non da poco sul rapporto tra madre e figlie.

Anche Margaret e Lindsay, alla fine, sono andate in terapia: entrambe in tenera età sono state violentate da uno dei loro fratelli, una ferita che porteranno con sé anche una volta diventate adulte. Quest’ultima, per cercare di lasciarsi il passato alle spalle, ha perfino cambiato nome, prima di chiamava Mary.

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In ‘Hidden Valley Road’ quarant’anni di analisi e sperimentazioni

Come accennato, Hidden Valley Road si rivela anche una grande risorsa per scoprire i passi avanti compiuti nello studio della schizofrenia. “I Galvin stessi diedero il loro contributo alla cultura, diventando un monumentale caso di studio della malattia più misteriosa dell’umanità – scrive l’autore -. Sei dei fratelli Galvin si ammalarono in un’epoca in cui si sapeva così poco della schizofrenia e in cui circolavano teoria diverse”.


Erano gli anni dei ricoveri coatti e degli elettroshock, delle dispute tra psicoterapia e farmacologia, dell’ardua ricerca di marcatori genetici e delle differenze profonde sulle cause e sulle origini della malattia stessa. Ognuno di loro fece esperienza della malattia in maniera diversa


L’essere oggetto di studio per oltre 40 anni (a partire dagli anni ’80) diede dei contributi non indifferenti alla scienza e ai futuri casi: i ricercatori sono sul punto di compiere progressi significativi in termini di trattamento, previsione e perfino prevenzione della schizofrenia. La famiglia Galvin, insomma, ha generato diverse aspettative nei ricercatori e si può dire che rappresenti ancora oggi un tassello importante della storia scientifica.

Ma il grande lavoro di Kolker si può dire che sia stato di aiuto anche per i membri ancora in vita di questa famiglia. La sua indagine meticolosa è stata un’occasione per permettere ai fratelli di scavare nella propria infanzia, nelle storie personali dei genitori, cercando di trovare un elemento scatenante della malattia nel loro vissuto, al di là dell’aspetto genetico. Ognuno di loro si scopre infatti portare il peso di esperienze segnanti.

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Chi è Robert Kolker

Per concludere, qualche nota sul giornalista che si è occupato di diffondere la storia del Galvin con rispetto e onestà. Robert Kolker, originario del Maryland, è uno scrittore e giornalista che ha lavorato come redattore collaboratore al New York Magazine, ma è stato anche ex reporter di progetti e indagini per Bloomberg News e Bloomberg Businessweek.

È l’autore di Lost Girls, romanzo reportage pubblicato nel 2013 che racconta una serie di omicidi irrisolti di giovani prostitute a Long Island, da cui è stato tratto poi l’omonimo film Netflix.


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Recensione a cura di Sara Erriu