Come capire gli autori che hanno “costruito” la letteratura russa e superare il blocco iniziale


Quello che c’è scritto in Anna Karenina è più vero di quel che scrivono sui giornali e nelle enciclopedie” diceva il critico letterario russo Victor Sklovskij. Non so quante persone condividano la stessa visione, ma, prima di chiederci se quest’affermazione possa essere vera forse dovremmo soffermarci su una domanda: “A cosa potremmo attribuire tutto ciò?“.

Forse alla censura che tappava la bocca ai ribelli o alla nitidezza nel raccontare il dolore, la vita quotidiana delle persone che, nonostante abbiano vissuto il secolo scorso, ci propongono una chiave per interpretare la vita di oggi.

Pensando alla censura che, come tutti sappiamo, ha caratterizzato tutta la Russia dell’Urss, mi viene in mente Dostoevskij, il grande scrittore russo che fu costretto – scampando alla pena di morte – ai lavori forzati per una decina di anni per aver letto pubblicamente una lettera proibita. Di quel momento ne abbiamo una rievocazione “autobiografica” tramite un raggiro narrativo ne L’idiota, uno dei romanzi più noti di Dostoevskij.

Con più trasparenza, invece, gli autori che hanno fatto la letteratura russa – che Paolo Nori data tra il 1820 e la caduta dell’Urss avvenuta nel 1990 – descrivono “la loro vita quotidiana, raccontandoci la nostra” e facendoci del male.

Se penso ai romanzi russi, non me ne viene in mente nessuno che finisce con il matrimonio. Un po’ perché i romanzi russi di solito finiscono male (ho scoperto recentemente che tra gli appassionati di cinema il contrario del lieto fine è ‘il finale alla russa’): nella letteratura russa non vivono felici e contenti

Come Paolo Nori ci presenta in “I russi sono matti“, un corso sintetico di letteratura russa, se dobbiamo pensare a un romanzo che tratti l’amore in Russia possiamo pensare ad Anna Karenina, dove troviamo due coppie di amanti, ma, in fondo, anche qui, senza tanti giri di parole, le storie finiscono male.

Ma se pensate di etichettare in qualche modo la letteratura russa, attenzione, perchè il grande studioso Paolo Nori, riprendendo il pensiero di “un grande poeta russo mai esistito”, Koz’ma Prutkov, nessuno riesce a dirsi esperto di letteratura, semmai appassionato, perchè i grandi autori, come i grandi libri, sono “inabbracciabili”.

Se è già difficile riuscire a comprendere la cultura russa di ‘800 e ‘900, farlo attraverso i romanzi russi non è per niente semplice: “Tutti noi abbiamo vissuto momenti di disperazione di fronte alle prime pagine dei grandi romanzi russi, quando non capivamo chi fosse lo zio e chi il fratello, e se la zia fosse la moglie dello zio e se fosse il fratello o l’amico a essere innamorato della figlia e di fosse la figlia la figlia” scriveva Peter Bichsel, autore svizzero.

Ma Paolo Nori, come lo stesso Bichsel, suggerisce una scorciatoia per superare l’ostacolo: “Porta pazienza. In quei romanzi così grossi, con tutti quei personaggi che hanno almeno tre nomi e un cognome e un paio di soprannomi e dei gradi che li collocano in una gerarchia incomprensibile, se porti pazienza, se arrivi per dire a pagina 39, dopo alla fine ti daranno delle grandi soddisfazioni”. “Sappiamo come si affronta il problema: si continua a leggere, prima o poi si capirà” aggiungerebbe Bichsel.

Per concludere, se i romanzi russi, nonostante le varie letture e riletture, continuano a essere inabbracciabili, perchè Paolo Nori ha pensato di realizzare un corso sintetico di letteratura russa? Certo non per proporre un esame esaustivo, bensì una guida attraverso le grandi tematiche che accomunano gli autori russi come il potere, l’amore e il byt, ovvero la vita quotidiana, semplicemente per offrire al lettore gli strumenti e la curiosità necessari per “allungare una mano” all’inabbracciabile.


Per sei curioso, puoi leggere qui le prime pagine del libro.