Orsola De Castro, co-fondatrice del movimento della Fashion Revolution: “Un abito che vi dona prima di comprarlo deve andare d’accordo con i vostri principi”


Se l’etichetta di quell’abito preferito, quello da indossare solo nelle occasioni importanti, dicesse quante ore sono state impiegate per realizzare quel capo, da dove provengono i tessuti di cui è composto, quanto è stato pagato un operaio per confezionarlo e che impatto ha avuto e avrà sull’ambiente certo ci penseremmo due volte prima di rovinarlo con un lavaggio inadatto, di rimpiazzarlo con un altro appena si rovina la cerniera, di buttarlo via quando non ci piace più.

Rammendare un capo di abbigliamento è il primo passo per riparare il sistema della moda. Riadattare e rindossare è un atto rivoluzionario, politico”. E’ chiara Orsola De Castro, co-fondatrice di Fashion Revolution, movimento globale attivo ormai da anni e che non ha paura di dire cosa si nasconda dietro un capo di abbigliamento, al di là dei colori, della forma, del suo aspetto meramente estetico.


L’industria tessile tra le più inquinanti al mondo

L’industria della moda non ha nè efficienza, nè coerenza: crea danni irreversibili sul Pianeta. Le vere responsabilità sono dei brand e dei governi, ma noi come cittadini possiamo parlare chiaro di cosa non ci è stato detto, a partire dallo sfruttamento delle persone, dell’ambiente” . I social, svuotati da ogni frivolezza, sembrano essere una grande risorsa per Orsola De Castro, uno spazio in grado di connettere persone che altrimenti non si incontrerebbero: condizione sine qua non dell’esperienza globale e inclusiva di Fashion Revolution.

“Abbiamo un po’ di domande che hanno bisogno di risposte – evidenzia Orsola, prendendo voce anche da chi si fa sentire meno -. Noi consumatori abbiamo tutto il diritto di sapere chi ha fatto i nostri vestiti, in che condizioni, dove e cosa contengono. Condizioni necessarie per scegliere. Come abbiamo il diritto di sapere quali ingredienti contiene il cibo appena comprato, dobbiamo sapere cosa indossiamo, abbattendo quella deregolamentazione ancora sovrana”.


Il libro di Orsola De Castro: pillole per agire nel quotidiano (e salvare il portafoglio)

I vestiti che ami vivono a lungo, edito Corbaccio, è una fucina di consigli, di informazioni per poter prendere parte all’azione. Non bastano le parole e dopo la versione inglese, ecco che l’autrice ci porta per mano anche in italiano: insegna come lavare gli abiti in base al loro tessuto, come prendersi cura dei capi di abbigliamento che non piacciono più, illustrando più un perchè rattoppare o riparare, che un come.

Paradossalmente, Orsola De Castro, leader internazionale nel comparto della moda sostenibile accanto a nomi come Marina Spadafora, non è molto brava a rammendare. Ma è qui che vengono in supporto i sarti, professionisti che, sotto o a pochi passi da casa, fanno l’orlo e riparano quello strappo imbarazzante. Appoggiarsi a loro significa sostenere anche il commercio locale e i mestieri della tradizione.


De Castro: “La qualità è una scelta responsabile”

Noi consumatori non dobbiamo chiedere di più ma meglio“, una qualità che duri a lungo, che possa permettere a un abito di vivere più vite con qualche modifica e adattarsi in continuazione ai tempi e alle esigenze. “In alcuni Stati del mondo, come in India, ancora oggi rammendare è una pratica quotidiana. Perchè non impariamo da quei posti? Nel tempo abbiamo perso le abilità manuali e la capacità di fare scelte sostenibili”.

E’ da questa consapevolezza che bisogna partire e riappropriarsi dei propri risparmi per investirli in qualcosa che rispecchi i propri valori. Dare lunga vita ai propri abiti diventa quindi un linguaggio universale per manifestare la contrarietà a un sistema moda non etica. La dignità di un posto di lavoro, del mare, dell’aria che respiriamo è legata anche a noi. Per questo occorre togliersi la benda dagli occhi e iniziare a fare anche le piccole cose, non più con automatismo, ma con consapevolezza.


L’articolo è stato tratto dall’intervista che abbiamo realizzato live su Instagram all’autrice.