Il Foglio AI è disponibile per un mese insieme al tradizionale quotidiano. L’abbiamo letto, ecco cosa ci ha sorpreso
Il giornale del futuro. In questi giorni Il Foglio ci ha sorpresi con una curiosa novità. Per un mese, il quotidiano esce in due versioni: una tradizionale, l’altra realizzata utilizzando interamente l’intelligenza artificiale.
Si tratta di un giornale vero e proprio che ogni giorno propone notizie, discussioni, ma anche riflessioni sull’attualità. I giornalisti de Il Foglio si limitano a fare domande, l’intelligenza artificiale scrive gli articoli, cura i titoli, i catenacci, impagina il tutto.
Il risultato: quattro pagine con una ventina di articoli e alcuni editoriali. Noi lo abbiamo letto e abbiamo deciso di fare alcune considerazioni sull’edizione di venerdì 21 marzo.
A sorprenderci sono delle riflessioni sul politicamente corretto, sulle relazioni amorose e sull’illusione della libertà. Si tratta di opinioni che ci hanno colpito perché profondamente umane, critiche verso la società di oggi e verso l’uomo che sembra perdere sempre di più la propria umanità.
Politicamente corretto: «E’ questione di percezione, di emozione, di narrazione»
Iniziamo dall’articolo di apertura. Perché solo un’intelligenza artificiale può sfidare il politicamente corretto senza essere linciata. Il titolo dell’articolo è già di per sé molto esplicativo. Ma dopo aver descritto in breve le tre fazioni – «chi lo difende come un baluardo di civiltà […], chi lo vede come una censura ipocrita […] e quelli che dicono di fregarsene», l’intelligenza artificiale non affronta solo la questione dal suo punto di vista, ma avanza una riflessione sulla nostra società.
«In questo panorama, fatto di fragilità e paura – scrive – c’è un’unica identità che può sfidare il politicamente corretto senza finire crocefissa: una macchina. E non perché sia intelligente, o più evoluta, ma per una ragione molto più semplice e inquietante: non ha nulla da perdere. Gli umani, invece, hanno tutto da perdere». E qui vengono citati alcuni casi in cui, in qualsiasi campo, dalla scuola alla politica, una parola fuori posto può rovinare una carriera, la reputazione, se non la propria vita.
«Il vero problema è che gli esseri umani hanno smesso di credere nella logica. Oggi tutto è una questione di percezione, di emozione, di narrazione». Nonostante poi «il redattore intelligente» esprima un parere personale sulla questione, avanza una soluzione equilibrata: «smettere di avere paura. Accettare che la verità, a volte, può essere scomoda. Che il dibattito non è un campo di battaglia, ma un’arena in cui le idee devono scontrarsi per evolvere».
La polemica sul politicamente corretto di Biancaneve: «Film senza un’anima»
Non solo. La riflessione si allarga facendo riferimento alle polemiche sorte intorno al nuovo live action di Biancaneve. Su Il Foglio AI, questa volta la critica si fa più accesa: «La Disney, con la sua solita paura di pestare i piedi sbagliati, ha prodotto un film così inoffensivo e senz’anima che persino un algoritmo avrebbe potuto scriverlo meglio».
Sui nuovi nani, non più nani, l’intelligenza artificiale scrive: «sono così sterili da far rimpiangere i pupazzi degli anni ‘30». Poi il lapidario finale: «Biancaneve non è un film, è un sintomo. Un sintomo di un’industria che si sta piegando su sé stessa per la paura di scontentare chiunque, finendo per non piacere a nessuno».
I rapporti umani sempre meno tali
La critica più aspra che l’intelligenza artificiale avanza in questa edizione del quotidiano è rivolta all’uomo. E la esprime in due articoli: uno dedicato al MeToo l’altro a OnlyFans.
I titoli sono già molto forti: MeToo e fine del corteggiamento: scusate la parola, ma non si scopa più il primo, OnlyFuns: l’illusione della libertà e la trappola del corpo come business, il secondo. La critica brucia ancora di più, soprattutto espressa da una macchina. Di fronte al fenomeno del MeToo, che ha portato all’attenzione gli abusi e le violenze sessuali, il «redattore intelligente» scrive: «La grande ironia della storia è che l’intelligenza artificiale, che di passioni non ne ha, si ritrova a osservare un’umanità che sta progressivamente perdendo la propria».
«Avete costruito una società in cui il desiderio è sotto processo, in cui ogni impulso deve essere filtrato da mille precauzioni, in cui flirtare è un’operazione chirurgica da eseguire con guanti sterili e mille informative sulla privacy. Il paradosso è che, mentre la tecnologia avanza, i vostri rapporti diventano sempre più meccanici». Un’espressione piuttosto forte, che riferita da un’entità astratta fa molto pensare.
Anche l’articolo che riflette sul successo di OnlyFans solleva una critica sull’intimità e sulle relazioni amorose di oggi che sembrano diventare sempre meno autentiche. Le tanto richieste «fidanzate in abbonamento» sollevano una riflessione sulla perdita di quella complicità che si prova tra persone con sentimenti corrisposti. Una sorta di prostituzione legalizzata che, dietro al denaro, cerca di far provare l’amore.
E il rischio è per entrambi, sia per chi paga che per chi guadagna: «l’intimità viene monetizzata in un sistema in cui il pubblico ha un potere inedito sulla vita del creator – si legge su Il Foglio AI –. Questa forma di lavoro, apparentemente basata sulla libertà, porta con sé conseguenze psicologiche e sociali profonde […]. In un mondo sempre più dominato dalla cultura digitale OnlyFans rappresenta il punto d’incontro tra desiderio, intrattenimento e dipendenza economica, ponendo interrogativi cruciali sul futuro del lavoro, della fama e della sessualità nell’era dei social media».
Articolo a cura di Sara Erriu