Dopo il successo di “La voce nascosta delle pietre”, Chiara Parenti ci delizia con un nuovo romanzo. “Per lanciarsi dalle stelle”, edito Garzanti, racconta come il coraggio possa essere allenato, come la paura possa essere superata, con costanza e buona volontà.


 

“È vero, siamo polvere di stelle.

Ma questa polvere non viene dal cielo ma da noi stessi.

È fatta di coraggio, forza e determinazione: ce l’abbiamo dentro e può farci arrivare in cima al mondo.”

– Per Lanciarsi dalle Stelle (Garzanti, 2018)

 

In occasione dell’uscita del nuovo libro Per lanciarsi dalle stelle, abbiamo invitato Chiara Parenti per un’intervista. Ecco cosa ci racconta.

Chiara Parenti, classe 1980, dopo il grande successo di “La voce nascosta delle pietre” torna in libreria con il nuovo romanzo “Per lanciarsi dalle stelle”, una storia di coraggio nonostante la paura, di forza e tenacia. Un monito a sfidare i propri limiti, più psicologici che fisici, un racconto che insegna ad avere più cura di se stessi e del proprio lato folle. Ma un aspetto ci incuriosisce: cosa ha spinto l’autrice a trattare una storia simile? Perchè il bisogno di affrontare le paure, anche quelle più temibili come lanciarsi da un paracadute? Qual’è la vera motivazione e il premio finale?

Come ho ammesso alla fine del libro, la paura è sempre stata una costante della mia vita. Scrivere la storia di Sole, una ragazza timida, insicura e piena di paure, è stato terapeutico per me: mi è stato utile per capire da dove nascono le paure con cui convivo da sempre e per fare pace (più o meno) con tutte le mie debolezze. Credo che sia questo, in fondo, il mio premio finale.

Giornalista pubblicista, laureata in Filosofia, Chiara vive a Lucca con il marito, il figlio, due gatti, due pesci rossi e una tartaruga. Apparentemente conduce una vita normale, di abitudini e grande frenesia. Ma nel suo intimo, Chiara si riconosce in una donna come tante o in una grande avventuriera che non vede l’ora di intraprendere viaggi?

Sono molto abitudinaria e metodica e amo vivere al sicuro della mia confort zone. Poi però ogni tanto mi stufo e sento il bisogno di uscire, spezzare la routine e cambiare. Ad esempio, adoro viaggiare… ma i giorni prima della partenza per me sono un incubo, l’ansia mi divora. Poi però, quando salgo sull’aereo, passa tutto. La parte più difficile sta, appunto, nell’attesa, quella zona grigia che sta nel mezzo.

“Fai almeno una volta al giorno una cosa che ti spaventi e vedrai che più cose fai e più trovi la forza per farne altre” questa è l’idea di base del romanzo. Ma quali sono o sono state le paure di Chiara? Soprattutto, è riuscita a superarle o sono ancora viste come mete irraggiungibili?

Fin da piccola ho sempre avuto paura di tutto: dei ragni, del buio, dell’altezza, di dire quello che pensavo, di quello che pensavano gli altri, di sbagliare, di non riuscire a realizzare i miei sogni. Credo di avere ancora tutte queste paure: la differenza è che ho imparato – più o meno – a conviverci. Coi ragni no, proprio no.

In un passo del romanzo viene specificato che sono poche le cose che abbiamo davvero ragione di temere. Quali sono? Non esistono rimedi a queste? 

Penso alla paura più estrema, quella della morte. È inevitabile, non possiamo farci niente. In realtà però – e dalla storia di Sole penso emerga con forza – è grazie alla morte, a quel traguardo finale che ci accomuna tutti quanti, che la nostra vita acquista un senso.

Secondo Chiara cosa si nasconde dietro quel senso di paura che spesso blocca di fronte a determinate occasioni? Ma soprattutto perchè, molto spesso, nei confronti di una particolare situazione paurosa si prova un misto di repulsione e attrazione? 

Dietro alle paure si nasconde tutta la nostra storia, le persone che ci hanno cresciuto, le situazioni che abbiamo vissuto. Sole ad esempio è cresciuta in una campana di vetro con una madre iperprotettiva che l’ha messa in guardia dal mondo, trasmettendole così tutte le sue paure. Quelle che affronta Sole non le chiamerei tanto “prove di coraggio” ma “sfide con se stessa”, per testare i propri limiti, per capire fin dove può arrivare. E più le affronta più scopre il piacere dell’imprevisto e dell’adrenalina che le fa battere il cuore. Si innesca così un circolo virtuoso per cui la curiosità di provare qualcosa di nuovo diventa pian piano più forte della paura stessa. Ecco dove nasce il misto di repulsione e attrazione.

Accanto alla protagonista vi è Samanta, un’adolescente in lotta con il mondo, che prova paura perfino per la propria immagine riflessa. Sole sarà per lei una piccola guida, ma la fantasia coincide con la realtà? Chiara Parenti crede che la compagnia (un amico, un genitore, un fratello…) possano aiutare a risolvere alcuni problemi non solo di natura psicologica? 

Credo che siamo animali sociali, quindi gli altri sono fondamentali per noi. È chiaro che il lavoro maggiore dobbiamo farlo noi stessi, però a mio avviso le persone che abbiamo vicino possono avere una grande influenza su di noi e sui nostri atteggiamenti. Se abbiamo qualcuno che ci sprona e che sa tirare fuori il meglio di noi dandoci fiducia, sicuramente la nostra apertura verso la vita sarà maggiore e la paura troverà un terreno meno fertile su cui attecchire. Insomma, come dice Sole: la paura è contagiosa, ma anche il coraggio lo è.

Qual’è l’atteggiamento di tuo figlio di fronte alla paura? Lo educherai ad addomesticarla o lo lascerai libero di agire come sente? 

Bella domanda! La mia paura più grande con mio figlio è proprio quella di trasmettergli le mie paure perciò il riuscire ad essere una brava mamma è una delle cose che mi terrorizza di più. È difficile, perché fin dai primissimi tempi (oggi Diego ha poco più di due anni) ha dimostrato di avere un’indole già ben definita e uguale alla mia. Per natura, è un bimbo molto, molto sensibile: ha i suoi punti di riferimento, posti e persone con cui si sente al sicuro, e farlo uscire dalla sua confort zone è abbastanza difficile: ha bisogno di molto tempo per adattarsi al cambiamento e a situazioni e persone nuove. Mio marito e io cerchiamo di non forzarlo e lo lasciamo libero di fare quello che si sente, con i suoi modi e i suoi tempi. Parallelamente però cerchiamo di offrirgli sempre nuovi stimoli e cose nuove da fare e da vedere: magari la prima volta le rifiuta e, generalmente anche la seconda, ma l’importante è che sappia che c’è tutto un mondo fuori da casa e che vale la pena scoprirlo.

Molti hanno definito “Per lanciarsi dalle stelle” un romanzo ottimista e incoraggiante. Un amico, un libro che stimola a superare i propri limiti, che dona autostima e coraggio. Un romanzo da leggere tutto d’un fiato. L’autrice si aspettava un simile entusiasmo?

Ci speravo ma non me lo aspettavo. Soprattutto speravo che questa storia potesse essere di incoraggiamento per i lettori. Volevo che la storia di Sole li spronasse a splendere, senza paura, senza rimandare, senza rimpianti. E quando mi scrivono che proveranno anche loro a scrivere una lista di paure da affrontare, sono proprio felice!

Ci sono già nuove idee per un nuovo romanzo firmato Chiara Parenti? Una piccola anticipazione? 

A dire la verità, in questo momento mi trovi con la più classica delle paure per chi scrive: quella della pagina bianca. Proprio per il fatto che questo libro sta piacendo, ora sono in piena ansia da prestazione e non ho ancora trovato il coraggio di cominciare a scrivere. Ma tanto ormai lo so, la parte più difficile è iniziare. Sole me lo ha insegnato.


P. S. Se siete curiosi, sul blog trovate anche la nostra recensione di “Per lanciarsi dalle stelle”.