Il romanzo di Madeline Miller racconta il sentimento tra Patroclo e il famoso eroe, un capitolo della vita di Achille che precede il tragico e noto episodio della morte


Dimenticate Troia, gli scenari di guerra, i duelli, il sangue, la morte […]. E seguite invece il cammino di due giovani, prima amici, poi amanti e infine anche compagni d’armi


La canzone di Achille, di Madeline Miller (2013), è sopra ogni cosa e senza ombra di dubbio una storia d’amore. Un amore goffo, impacciato, giovane e insicuro, all’inizio, che si trasforma nelle quasi quattrocento pagine del libro in un sentimento adulto, pieno, sincero, in grado di travolgere il lettore, di emozionarlo e commuoverlo con la forza della sua intensità.

La vicenda di Patroclo che muore al posto di Achille trafitto da Ettore durante la mitologica guerra di Troia è cosa nota al pubblico, ma la Miller ci presenta questo episodio come il capitolo finale di una lunga storia a due: quella del sentimento che lega il semidio di Ftia al fragile figlio esiliato di Menezio.

È Patroclo stesso la voce narrante del libro e attraverso le sue parole percepiamo il suo senso di inadeguatezza o il tormento che lo affligge di fronte al malcelato disprezzo di suo padre. Ma è soprattutto attraverso i suoi occhi che conosciamo i luoghi, gli uomini, le donne e le vicende che compongono questa canzone; attenzione: l’autrice sceglie la parola canzone non a caso, rimanda infatti alle più classiche delle opere dell’epica cavalleresca medievale, il cui tema cardine insieme a quello della guerra era proprio l’amore.


“Restai senza fiato di fronte alla sua bellezza”

L’amore per Achille che muove l’intera vita di Patroclo dal momento in cui lo vede per la prima volta: “Restai senza fiato di fronte alla sua bellezza, i suoi occhi verde scuro, i lineamenti delicati come quelli di una ragazza”. Un amore confuso all’inizio – d’altronde i due sono talmente giovani e acerbi che non comprendono il nome del sentimento che li lega -, ma che ne percepiscono la forza, la sincerità, e il progressivo non poter far più a meno l’uno dell’altro.

L’intera vicenda si snoda lungo gli anni della formazione del figlio prediletto di Peleo, che lo conducono a diventare l’eroe quasi immortale dei libri omerici. Conosciamo un giovane Achille puro, nobile d’animo e gentile: ben lontano dall’arrogante eroe che spesso ci è stato presentato in adattamenti vari legati al suo mito. È questo il ragazzo di cui si innamora Patroclo, fortemente ricambiato: “Se dovrai andare, sappi che verrò con te”.


La seconda metà del libro? Struggente

La seconda metà del libro è la più cruda e la più struggente. Lasciata l’età dell’innocenza i due si trovano catapultati nell’orrore della battaglia, ma se Achille sembra essere nato per questo, Patroclo fatica a trovare il suo posto; riuscirà però a comprendere, finalmente, la sua natura: quella di soccorrere i compagni nella tenda medica.

Dall’avvio della guerra, sulla riva del mare che lambisce Troia, veniamo travolti dai timori di Patroclo: sa che perderà l’amore della sua vita e si domanda come potrà sopravvivere senza di lui. Le sue riflessioni sono così melanconiche da non poter restarvi indifferenti “Su di noi ad ogni istante incombeva il destino di Achille”.

Eppure, non aveva pensato che avrebbe potuto perderlo morendo per primo. E’ il dolore del semidio di Ftia a esplodere prepotente nelle ultime pagine del libro, sempre raccontato da Patroclo, ormai presenza incorporea che assiste alla disperazione dell’amato: “Achille fa scattare la mano per agguantare la spada e tagliarsi la gola. […] Achille piange. Mi culla, e non mangia, non proferisce parola che non sia il mio nome”. La canzone di Achille è un libro d’amore.

Un amore struggente, tragico e forse per questo destinato a rimanere eterno: le ceneri dei due amanti riposeranno per sempre mescolate in una sola preziosissima urna, così come furono le loro vite.

Articolo a cura di Francesca Crepaldi