Dalla stessa autrice de “Il profumo delle foglie di tè”, la storia di una ragazza per metà francese e per metà vietnamita


La figlia del mercante di seta è un romanzo scritto da Dinah Jeffries, autrice del bestseller Il profumo delle foglie di tè. Ennesimo libro del genere rosa? No, piuttosto una mescolanza di generi: la scrittrice dosa sapientemente diversi elementi delle spy stories, di quelle del genere thriller e del romanzo psicologico.

La protagonista è una giovane di 18 anni, Nicole, di famiglia benestante, perennemente in conflitto con la sorella maggiore Sylvie e con suo padre. La ragazza è considerata la figlia ribelle e inaffidabile, immatura, incapace di prendere seriamente qualcosa, dalla scuola al lavoro. Spinta dal rapporto competitivo con Sylvie, Nicole accetta di gestire il negozio più piccolo della famiglia che ha sede nella città di Hanoi, in Vietnam, decisa a rinnovarlo e a renderlo remunerativo.

L’impresa non si rivelerà semplice, soprattutto a causa dei frequenti scontri tra i ribelli vietnamiti, i Vietminh, in seguito noti come Vietcong, e l’esercito francese. La narrazione infatti, è ambientata tra la fine della Seconda guerra mondiale e il 1954, anno in cui la Francia perse definitivamente il controllo del paese subendo una pesante sconfitta.

Leggendo il libro si ha la sensazione di camminare per le vie di Hanoi, di sedere nella veranda di Nicole, di vedere i fiori di loto, gli alberi da frutto, e di percepire gli odori delle pietanze che i venditori cucinano a bordo delle strade e che oggi comunemente definiamo street food.


Perché leggere “La figlia del mercante di seta”?

Alla maggioranza di noi, indipendentemente dall‘età, è capitato almeno una volta di sentirci fuori posto, divisi a metà, combattuti, e di non sapere che direzione prendere. A volte le nostre scelte sono giuste, altre invece si rivelano disastrose e dobbiamo pagarne le conseguenze.

Questo è il filo conduttore della storia: Nicole è per metà francese e per metà vietnamita e, nonostante la sua famiglia collabori con le autorità francesi e sia convinta che i ribelli saranno sconfitti, lei è affascinata dagli ideali di libertà e di rivoluzione che si stanno diffondendo nella città. Ritiene che sia giusto che i vietnamiti riprendano il controllo del loro paese.

Purtroppo, all’entusiasmo iniziale segue quasi subito la delusione: la ragazza si rende conto che, nonostante la causa sembri giusta, i mezzi per portarla avanti contraddicono quegli stessi ideali.


Da che parte stare? Da quella degli invasori o dei nativi?

La figlia del mercante di seta sorprende, non annoia e supera le aspettative generate dalla sinossi. Oltre alla rivalità tra sorelle, la scrittrice affronta il tema dell’identità da diverse prospettive: l’indirizzo da dare alla propria vita e il conflitto tra diverse personalità nei disturbi mentali.

La consapevolezza di avere un problema importante si scontra con la volontà di mantenere le apparenze, di convincere gli altri, ma soprattutto se stessi, che tutto procede normalmente.

La storia della Jeffries, pur essendo ambientata negli anni ‘50, ha molto in comune con il periodo attuale: guerra, crimini, corruzione, propaganda e un continente diviso a metà. Come spesso accade, infatti, la storia si ripete.

Quando si è costretti ad andare avanti, in qualunque situazione, non bisogna mai pensare alle cose spaventose, anche se sono incombenti e preoccupanti. Per evitare che lo spirito crolli, è necessario pensare a qualcos’altro. Qualcosa di buono e positivo.

Articolo a cura di Rossella Belardi