La scrittrice francese è molto amata nel panorama letterario. Tra le sue opere più note Il posto, Gli anni, L’evento e La donna gelata


E’ Annie Ernaux la vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura 2002. La scrittrice francese, a 82 anni, ottiene così il più ambito riconoscimento in ambito letterario. Ad assegnarglielo l’Accademia di Svezia “per il coraggio e l’acutezza clinica con cui ha svelato le radici, gli straniamenti e i vincoli collettivi della memoria personale”.

E’ stata una sorpresa questa vittoria: la scrittrice era nella rosa dei papabili, ma i favoriti erano Houellebecq e Rushdie.

Annie Ernaux è nata a Lillebonne – in Normandia – nel settembre del 1940. Ad oggi è una delle voci più autorevoli del panorama culturale francese. Accanto all’attività di scrittrice quella di insegnante. Tra i suoi grandi successi letterari Il posto, Gli anni (vincitore del Premio Strega Europeo 2016) e L’altra figlia. Ma ancora L’evento, che raccoglie la sua esperienza diretta con l’aborto clandestino (qui la recensione); L’Atelier noir, che riunisce vari taccuini composti da note e riflessioni sulla scrittura; il romanzo autobiografico Memoria di ragazza dove, quasi sessant’anni dopo, parla dell’estate 1958, in cui compì 18 anni e sperimentò il suo primo rapporto sessuale.

Quest’anno per L’Orma Editore, casa editrice che ha portato in Italia le opere dell’autrice francese, è uscito un curioso libro di Ernaux dal titolo Guarda le luci, amore mio, concepito come una riflessione maturata nel corso delle sue visite in un’ipermercato, scovando contraddizioni e ritualità, ma anche insospettate tenerezze in quel tempio del consumo. Lo scorso anno, acclamato anche il romanzo La donna gelata.

Studiata e pubblicata in tutto il mondo, l’opera della scrittrice ha reinventato i modi e le possibilità dell’autobiografia, trasformando il racconto della propria vita in uno strumento di indagine sociale, politica ed esistenziale. E’ considerata un classico contemporaneo ed è amata da un vasto pubblico: sia adulti che giovani.

Fonte immagine in coperta: repubblica.it