Non ci stancheremo mai di riscoprirlo. Dalla prima edizione letteraria di Louisa May Alcott del 1868 ai sette adattamenti cinematografici realizzati


“Piccole donne è un manifesto universale, fuori dal tempo e dallo spazio, capace di insegnare la disobbedienza critica, la ribellione del cuore che non ha briglie né bisogno di violenza. È un invito ad alzarsi al di sopra della società, guardandola poi con occhi gentili”.

E’ così che Claudia Casiraghi di Vanity Fair reputa uno dei capolavori della narrativa, uno dei classici per eccellenza dell’infanzia e non, che non si può esaurire nella lettura del romanzo di Louisa May Alcott, tantomeno nell’ultimo adattamento cinematografico firmato Greta Gerwig.

Piccole donne è l’essenza, una storia cucita per ognuno di noi, per i propri sogni, il proprio potenziale, che tu sia “un maschiaccio o una principessa, se hai una vita mediocre o l’immortalità dell’artista”.


Il nuovissimo adattamento cinematografico, che porta la partecipazione di attori di indiscusso talento come Meryl Streep, Saoirse Ronan, Emma Watson e Laura Dern, uscirà nei cinema italiani il 9 gennaio e la smania dell’attesa sembra essere già alle stelle, non solo per i fan delle ragazze tanto autentiche quanto ribelli.

Le “piccole donne”, in questa ultima versione sono state definite da Marianna Cappi (eccetto Beth, un po’ “sbiadita”) di grande personalità e carisma: “hanno i colori e i bronci dei dipinti di Lilly Martin Spencer e Winslow Homer, il modo di incedere delle Damsels in distress di Whit Stillmann, sono ragazze-tornado che portano caos, sovvertono la tradizione, e alla lunga s’impongono, con i loro difetti, i loro tempi dubbi”.

Fonte: repubblica.it

Facendo una panoramica a tutto tonfo, invece, la visione appare “legittima, chiara e sempre attuale. Meno legittima e riuscita è invece la compressione degli episodi chiave del romanzo in scenette strizzate e prosciugate della loro emozione”.


Massimiliano Carbonaro, in questo frangente, si pone una domanda: “C‘era il bisogno di un altro film tratto dall’immortale libro di Louisa May Alcott, soprattutto dopo l’ottima versione realizzata negli anni Novanta?”. Ognuno di noi, ovviamente, avrà una “sua” risposta, ma significativa è quella portata dallo stesso critico.

“Probabilmente sì perché i tempi cambiano e la sensibilità – per fortuna – si evolve: sono questi gli anni del movimento Me Too ma anche della serie super premiata The Handmaid’s Tale che comunque da soli non bastano a riassumere una maggiore e più evidente consapevolezza delle donne nel contrastare l’altrettanto evidente arretratezza di un certo pensiero tutto al maschile. Quindi ecco, di nuovo ‘Piccole donne’, con un parterre di attori straordinari e la volontà di riaffermare – come nello stesso libro – quella “strenght” tutta femminile che è ben presente nelle diverse sfaccettature nel libro datato 1868″.


A questo punto, lasciamo da parte le critiche e i giudizi di chi ha già visto, in tutto o in parte, questa “avventura” cinematografica attuale. Facciamoci le nostre aspettative (anche guardando il trailer). Godiamoci il film e poi ci confronteremo, rilanciando e mai svecchiando uno dei classici più classici di sempre!