Sharbat Gula è stata salvata dagli italiani, la storia come la sua nei libri “Il cacciatore di aquiloni” e “Mille splendidi soli”
L‘Italia ha messo in salvo la cittadina afghana Sharbat Gula, nota come la “ragazza dagli occhi verdi”. Secondo Palazzo Chigi la donna è arrivata a Roma. “Rispondendo alle sollecitazioni di quanti nella società civile e in particolare fra le organizzazioni no profit attive in Afghanistan, è stato raccolto, dopo gli eventi dello scorso agosto, l’appello di Sharbat Gula a essere aiutata a lasciare il proprio Paese”. La Presidenza del Consiglio ne ha organizzato il trasferimento in Italia, “nel più ampio contesto del programma di evacuazione dei cittadini afghani e del piano del Governo per la loro accoglienza e integrazione”.
Oggi Sharbat ha 49 anni. Sposata a soli 13 anni, ebbe tre figlie – la quarta morì poco dopo la nascita – e in seguito ebbe un figlio maschio. L’allora dodicenne Sharbat Gula era diventata un simbolo per le vicissitudini e i conflitti della fase storica che il popolo dell’Afghanistan stava attraversando. Correva l’anno 1984 quando il fotografo statunitense Steve Mc Curry l’aveva ritratta in un campo profughi di Peshawar, in Pakistan. L’immagine fu poi scelta l’anno successivo come copertina per il National Geographic Magazine portandola a una notorietà mondiale.
L’identità ignota della donna
Per 17 anni l’identità di Sharabat è rimasta ignota finché McCurry e un team del National Geographic ritrovarono la donna nel 2002. Quando finalmente il fotografo la ritrovò disse: “La sua pelle è segnata, ora ci sono le rughe, ma lei è esattamente così straordinaria come lo era tanti anni fa”.
Nel 2016 durante il suo programma televisivo, Massimo Gramellini aveva parlato di alcune novità inerenti alla donna. Pare che in quegli anni avesse falsificato i propri documenti per tentare di ottenere la cittadinanza Pakistana. Quest’ultima le avrebbe permesso di ottenere una casa e un conto in banca.
Durante un’intervista di quel periodo aveva affermato che: “Non ho trascorso un solo giorno della mia vita, a parte forse quello del mio matrimonio, in cui mi sia sentita felice e al sicuro“. Sebbene la foto sia salita alla ribalta alcuni decenni fa, è innegabile la sua attualità. Purtroppo ancora oggi migliaia di persone in alcuni Paesi soffrono le stesse problematiche della donna in questione. Tra abusi di vario genere e diritti mai riconosciuti, situazioni del genere hanno ancora largo spazio nel mondo.
La sua storia come tante in quegli stessi luoghi: il racconto di Hosseini
La storia di Sharabat è purtroppo simile a molte altre, soprattutto in quei luoghi. Lo scrittore e medico afghano Khaled Hosseini ha avuto modo di raccontarle in due suoi libri: “Il cacciatore di aquiloni” e “Mille splendidi soli”. Nel primo libro, pubblicato nel 2004, l’autore riesce a raccontare le bruttezze della guerra in Afghanistan durante gli anni ’70 e la presa di potere dei talebani fino all’inizio degli anni 2000. Per farlo descrive la storia d’amicizia travagliata di due ragazzini, Amir e Hassan, che vanno incontro a una moltitudine di problemi causati soprattutto dalla guerra.
La storia di “Mille splendidi soli”, del 2007, tratta invece della situazione femminile sempre in Afghanistan, evidenziando le differenze tra prima e dopo la venuta dei talebani. Tra vari problemi, come l’impossibilità di frequentare la scuola e la particolare situazione familiare, la protagonista Mariam fa amicizia con la benestante Laila. Le vicende narrate partono anche in questo caso dagli anni ’70 sino al 2003 e tendono a puntare la lente d’ingrandimento sulla questione femminile in quei luoghi, evidenziando in particolar modo come la venuta dei talebani abbia causato gravi disagi in quei luoghi.
Articolo a cura di Pietro Emanuele Abondazio