Sarah, Susanne e lo scrittore è un romanzo metaletterario profondamente attuale. Al centro due protagoniste a cui è difficile non affezionarsi
Può una scelta compiuta a fin di bene distruggere una famiglia? Come suggerisce il titolo, Sarah, Susanne e lo scrittore (Fazi Editore, 2025) del francese Éric Reinhardt, ruota attorno a tre personaggi. Due reali e uno fittizio.
Questo romanzo metaletterario, finalista al premio letterario Goncourt, nasce dalla volontà di Sarah di proporre a uno scrittore di raccontare la sua storia in un libro, adottando però – per non farsi riconoscere – uno pseudonimo. Ecco che entra in scena l’alter ego, Susanne, che segue le orme di Sarah ma sotto la guida, appunto, dell’autore.
Lui (lo scrittore, ndr) le rispose che aveva la sua stessa età al momento dei fatti, non aveva alterato la data di nascita. Anche lei (Susanne, ndr) era bruna e slanciata, sposata e madre di due figli, Luigi e Paloma, di diciassette e ventuno anni. I veri nomi, come lei gli aveva chiesto, non erano stati mantenuti. Aveva anche cambiato la città. Susanne abitava a Digione (in Borgogna)
Sarah, Susanne e lo scrittore: non solo una storia
Il romanzo, con questo gioco narrativo che tiene incollati alle pagine, presenta la storia di una quarantaquattrenne francese, sposata e madre di due figli. Quella di Sarah sembra una vita felice, ma, nonostante non intrattenga mai diverbi con il marito, negli ultimi tempi, percepisce una sorta di lontananza.
L’abitudine di isolarsi nello scantinato per ore, lasciando la moglie sola con i figli, ma soprattutto una questione economica ai danni di Sarah, faranno suonare un campanello d’allarme, che la protagonista decide di affrontare con una scelta radicale, ma con un fine salvifico: allontanarsi per un periodo limitato da casa, sicura di riuscire a riavvicinare il marito e salvare la loro famiglia.
Non tutto però va secondo i piani. Per non guastare il piacere della lettura, non diciamo altro della trama se non che sarà da questo momento che il romanzo entra nel vivo.
Un romanzo intenso ed emozionante
Con una struttura particolare che riesce ad amalgamare con equilibrio i personaggi di Sarah, Susanne e dello scrittore, il romanzo di Éric Reinhardt si rivela carico di emozioni. Tensione, rabbia, sconcerto sono solo alcuni degli stati emotivi che proverà il lettore nel corso della lettura.
E’ difficile non affezionarsi a Sarah (e quindi a Susanne), una donna idealista sopravvissuta al cancro e che ora sta combattendo con tutta se stessa per cercare di riparare il matrimonio, di ricucire i rapporti con un uomo che, con il passare del tempo, scoprirà sempre più cinico e calcolatore. Di evitare che la sua famiglia crolli in tanti pezzi.
A partire dall’inizio di gennaio, (Susanne, ndr) cominciò ad avvertire la presenza di un vero e proprio muro di vetro tra lei e la sua casa, tra lei e la sua famiglia, tra lei e il suo futuro, persino tra lei e il suo presente
Un libro femminista e di denuncia
Sarah, Susanne e lo scrittore (lo trovi qui) è anche un romanzo intimamente femminista. Reinhardt, con questa opera, denuncia una forma di violenza di genere tanto sottile quando distruttiva.
Il disequilibrio economico della coppia finisce per avere un peso non indifferente nella vita di Sarah: nonostante fossero sposati da circa vent’anni, marito e moglie non hanno un conto comune e non hanno unito i loro risparmi.
Secondo un tacito accordo, Sarah copre le spese della vita famigliare (bollette, carburante, viaggi…), mentre il marito paga le rete del mutuo e i lavori per abbellire la casa. Situazione economica che, se da una parte crea una ricchezza a lungo termine, dall’altra rende volatile ogni impegno. Conducendo a un graduale indebolimento di un membro della coppia. Il divario economico diventa così una forma di sottomissione che può indurre a una posizione di forza e una di dipendenza.
Sarah e Susanne sono entrambe emotivamente legate a un marito che non le rispetta, a un uomo che mette a dura prova anche i nervi del lettore. Un uomo che, indossando la maschera della vittima, non si rivela altro che un carnefice.
L’amore per la scrittura e l’arte
All’interno del libro si parla anche molto di arte e scrittura. Sarah e Susanne amano la bellezza, che le aveva già salvate dall’asprezza della malattia. Dopo la guarigione, vendono infatti le proprie quote dello studio lavorativo per creare un’attività sperimentale, artistica.
Scrivere libri e realizzare opere d’arte saranno due attività cui le protagoniste dedicheranno molto tempo, passione e aspettative. In questa direzione, il romanzo offre anche tanti passaggi (impossibili da non sottolineare) che celebrano la bellezza artistica.
Un weekend a Venezia che le costa duemila euro è forse più appropriato, in termini di spesa, di un quadro in compagnia del quale vivrà per decenni, potendo anche trasmetterlo in eredità ai suoi figli? Con cui poter dialogare all’infinito, che le recherà sollievo tutte le volte che glielo chiederà? Spesso ci facciamo un’idea sbagliata di quel che dobbiamo considerare un bisogno
Sarah, Susanne e lo scrittore: un romanzo attuale
Per concludere, Sarah, Susanne e lo scrittore si può riassumere come un romanzo profondamente attuale, che fa riflettere su come la violenza (economica ed emotiva) e la prevaricazione possa nascondersi nella vita di tutti i giorni. Anche nelle azioni apparentemente più insignificanti.
Una storia intensa e drammatica, due protagoniste che potrebbero essere chiunque, una narrazione che tiene incollati fino all’ultima pagina.
Qui puoi leggere un estratto del libro o acquistarlo.
Recensione a cura di Sara Erriu
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