Indossare quotidianamente abiti “su misura”, utilizzare prodotti cosmetici compatibili con il proprio DNA, leggere libri creati ad hoc per ogni singola persona, senza grandi investimenti è possibile, in un ipotetico futuro a difesa della particolarità di ogni individuo. Questa è la filosofia del Tailor-made. Cerchiamo di fare chiarezza su questo nuovo stile di vita.
Recentemente, sulla rivista Vanity Fair mi sono imbattuta su un concetto o quanto meno una nuova visione di vita e di società . Veniva discusso come, in un futuro prossimo, le persone non si recheranno più nei vari negozi per cercare l’abito migliore, le scarpe più comode tra una miriade di outlet e attività commerciali. Ognuno andrà a colpo sicuro sul suo modello ideale di abbigliamento e ogni cosa sarà più semplice, a portata di tutti e senza troppo dispendio di tempo e denaro.
Come è possibile?
Semplicemente perchè tutto sarà fatto “su misura”. Avremo scarpe da ginnastica adattate al nostro piede, camicette perfette per il nostro particolare busto, pantaloni che valorizzino le nostre forme e trucchi ideali per le nostra pelle. Ognuno, insomma, in nome del Tailor-made non avrà più bisogno di impazzire alla ricerca di un qualcosa che si avvicini il più possibile alla propria fisionomia, alle proprie misure. Tutto sarà fatto solamente per quella data persona, creatura tanto simile quanto diversa dalle altre.
Ma in tutto questo mi sono posta una domanda: tale discorso, oltre che alla moda e alla cosmesi, può essere adattato – per essere in tema – alla letteratura? Ci sarà un periodo in cui avremo a disposizione le tecnologie adatte per realizzare un racconto, un romanzo, una storia su misura, che sia rispettosa dei propri gusti, ma soprattutto delle personali aspettative?
Ad oggi si discute molto sui cosiddetti algoritmi letterari che sembrerebbero in grado di creare delle storie di senso compiuto e interessanti. Si pensa addirittura che essi possano diventare gli scrittori del futuro. Personalmente, però, tutto mi sembra così auto-distruttivo che spero veramente che ciò non si verifichi, nè in un vicino, nè in un lontano futuro.
Senza essere catastrofici, a mio avviso, una risoluzione può presentarsi. In alternativa ai robot che scrivono storie tramite particolari algoritmi, potremmo pensare a qualcosa di più umano. Le ampie catene di abbigliamento, con la filosofia del Tailor-made, si servono di ottimi e competenti professionisti quali sono i sarti per raggiungere lo scopo del personalizzato; allo stesso modo, perciò, dovremmo pensare i dispensatori di romanzi o racconti. Essi possono essere tranquillamente scrittori, romanzieri, storici, novellisti, fumettisti in carne ed ossa. Impostandola così, la questione vi può sembrare positiva o no?
I vantaggi…
Secondo certi punti di vista, la novità prospettata potrebbe apparire vantaggiosa. Come?
Con tale filosofia, la cultura di massa potrebbe scomparire, in nome di un modo di fare acquisti e di pensare al commercio differente, se non totalmente ribaltato. Ciò potrebbe essere un elemento positivo da una parte: perchè spendere molto tempo e denaro dietro capi di abbigliamento che una volta indossati non ci piacciono più perchè meglio portati da un manichino in vetrina? Perchè comprare un libro, investire i nostri soldi in un romanzo che solo all’apparenza è interessante, ma in realtà ci annoia o semplicemente non ci coinvolge?
Perchè insomma, utilizzare il proprio tempo libero – che è sempre meno – per qualcosa che non avremmo indossato o letto col senno di poi? Certo, questa prospettiva potrebbe cambiare del tutto la tradizionale routine, l’approcciarsi al commercio e allo svago, ma tutto è necessario?
Svantaggi…
Di contro, però, ci possono essere coloro che ritengono il Tailor-made addirittura nocivo. Per quale motivo? Perchè tale modo di vedere può indurre la società e le persone cui ne fanno parte a fossilizzarsi, a limitarsi alla propria cerchia di gusti. Leggere, ad esempio, non è solo un modo per allettarsi, per passare piacevolmente il proprio tempo. Leggere un saggio o un romanzo, quanto un racconto o un fumetto, significa fare nuove esperienze, essere stimolati, formarsi e conoscere nuove prospettive. Ciò può essere possibile scegliendo i soliti libri, le stesse tematiche, i medesimi autori?
Io non ne sono così sicura, e voi?
Articolo a cura di Sara Erriu