Una raccolta di storie troppo spesso comuni, scritte da Maria Dolores Secco: scrittrice attivista per i diritti di genere


Ho giurato di non stare mai in silenzio, in qualunque situazione in cui degli esseri umani siano costretti a subire sofferenze e umiliazioni. Dobbiamo sempre schierarci. La neutralità favorisce l’oppressione, mai la vittima. Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato

Servendosi delle parole di Élie Wisel Maria Dolores inizia il suo romanzo 9 Volte me: con una citazione che entra nell’anima fino a farti pensare, e così sarà per ogni singola pagina del libro.


Una storia che ne apre altre

Al centro del libro Christine, un’avvocato di 31 anni che si risveglia in ospedale. Ha le gambe ingessate a causa di un incidente d’auto. Non ricorda nulla: né chi sia, né quale sia la sua vita.

Dopo il ricovero, Christine si trova a dover passare la convalescenza nella sua casa, con un “estraneo” – Matteo -, nonché suo fidanzato. Attraverso un percorso di psicoterapia, la donna capisce che la sua amnesia non è causata dall’incidente stesso. Sarà così che prende parte a un gruppo di sostegno per donne e il lettore ha modo di addentrarsi nel cuore del libro.


Lei soffre chiaramente di un disturbo chiamato amnesia dissociativa, al di là dell’incidente che non metto in dubbio che possa esser stato un grave trauma, forse ha vissuto qualcosa che non vuole ricordare


Maria Dolores, con questo romanzo, affronta la tematica della violenza di genere, ma lo fa con delicatezza, raccontando, attraverso il percorso di Christine per recuperare la memoria, nove storie di donne e la ripercussione psicologica che ogni tipo di violenza ha sulla psiche umana.

In questa raccolta di storie si intersecano le vite di Angela, che ha assistito alla violenza domestica subita dalla madre; di Caterina, che ha patito in silenzio gli sguardi di disprezzo del marito perché incapace di dargli un figlio; di Eleonora, che si trova di fronte agli scatti d’ira del suo ex compagno.


Riccardo non ha mai alzato un dito contro di me, non mi ha mai fatto mancare nulla, ma ero terrorizzata dai suoi scatti d’ira. Il suo esser altalenante. La collezione di cellulari distrutti, le parole che volavano, le minacce silenziose, i suoi appellativi. […] Un giorno forse sarei stata al posto di quel cellulare scaraventato sul muro


Ancora, si ascoltano le storie di Giada, di Ilaria, di Rebecca e Giovanna. Tra le varie esperienza vissute, che non è difficile trovare anche oltre queste pagine, cruciale è la riflessione avanzata dall’autrice sul senso di colpa che molte donne manifestano davanti alla violenza, che finisce per far perdere di vista la reale condizione vissuta. Proprio per questo Maria Dolores conclude l’emozionante libro con queste importanti parole:

Ogni volta che sfiorano il tuo viso con prepotenza, con parole di rabbia, con l’intento di farti tremare, ogni volta che ti fanno sentire incapace, fuori luogo o a disagio, ogni volta che non rispettano un tuo no, quella è violenza. Non lasciare che ti tolgano la luce dai tuoi occhi, meriti di più


Infine, per allargare l’importanza di dire “No” alla violenza di genere, l’autrice, insieme alla Blitos, ha deciso di devolvere parte del ricavato della lettura all’associazione onlus “Libera di vivere”, che vuole essere un punto di riferimento per tutti coloro che subiscono violenza.

Recensione a cura di Sara Calabria