Tra biografia e finzione, William racconta gli anni giovanili di Shakespeare. La storia di chi ha lasciato moglie e figli per recitare
William e Stéphanie, diversi eppure simili: lui inglese, lei francese. Lui appassionato di recitazione, lei con la passione per lui, o meglio, per la lingua inglese. Gli studi della ragazza, infatti, l’hanno portata a conoscere non solo la lingua inglese, ma anche le opere del celebre William Shakespeare.
Un linguaggio, quello usato da William, che affascina e in cui Stéphanie si immedesima: complesso eppure capace di andare dritto al cuore, di rappresentare le emozioni che lei stessa ha vissuto. La scrittrice sente di avere una certa affinità con il poeta, tanto da ipotizzare, come farebbe un abile investigatore, le ragioni che stanno alla base di un mistero mai svelato: cosa è successo a Shakespeare dal 1585 al 1592?
Ed ecco che la storia di vita dei due scrittori converge in diversi punti. È possibile che William abbia risentito delle aspettative del padre nei suoi confronti e che abbia deciso di lasciare la moglie, Anne Hathaway, e i tre bambini, per realizzare il suo sogno di recitare in una compagnia teatrale.
Anche Stéphanie si è allontanata dalla sua famiglia: il rifiuto per le convinzioni socialiste così radicate l’ha indotta a non volersi conformare al percorso che i suoi parenti hanno deciso per lei. Inizia così una serie di fughe e spostamenti che la porteranno a rendersi “avulsa”, come lei stessa scrive. Il desiderio di crescere intellettualmente viene alimentato dalla lettura, che diventa un ulteriore modo per evadere dai maltrattamenti inflitti dalla famiglia.
Perché leggere William?
Shakespeare affascina, unisce e divide. Fare congetture sui motivi che lo hanno indotto ad allontanarsi per sette anni dalla donna che aveva deciso di sposare sfidando le convenzioni sociali, è, in realtà, un esercizio che svolgiamo quotidianamente, lo stesso processo mentale che ci spinge ad indagare il comportamento umano come farebbe uno psicologo: “Perché lui o lei si è comportato così?”.
Il lettore partecipa a questa analisi e, a differenza del medico che mantiene un certo distacco dalle vicissitudini dei suoi pazienti, si lascia coinvolgere: diventa critico e giudice, a volte compassionevole, altre più restio a perdonare. Elemento fondamentale dell’indagine è la “versione” di William, riportata dalla penna di Stéphanie. Siete pronti ad ascoltarla?
L’autrice
Stéphanie Hochet (Parigi, 1975) è una scrittrice, saggista e giornalista culturale francese. Ha iniziato la sua carriera letteraria nel 2001. Tra i riconoscimenti ricevuti il Prix Lilas nel 2009 e il Premio Thyde Monnier l’anno successivo. In Italia è tradotta da Voland: tra i sui libri Sangue nero (2015), Un romanzo inglese (2017), Pacifico (2021). William (2024) è il suo ultimo romanzo.
Articolo a cura di Rossella Belardi