Il Covid ci ha avvicinati all’essenzialità, anche delle parole, e a quel bisogno di rifugiarci nei versi per cercare di dare un senso alle cose e sentirsi meno soli


Il 21 marzo non è solo il giorno che dà il benvenuto alla primavera, ma è anche la Giornata mondiale della poesia. Ma se vogliamo essere ancora più precisi, il 21 marzo (del 1931) era nata anche la grandissima poetessa Alda Merini, che oggi avrebbe compiuto 90 anni.

Se apriamo ancor di più lo sguardo, quest’anno si celebra un altro grande traguardo “poetico”: il settecentenario del Sommo Poeta Dante Alighieri, a cui è stata dedicata, dallo scorso anno, una giornata ad hoc, il 25 marzo.

La poesia, insomma, quest’anno sembra essere rinata, o perlomeno essere tornata ad affascinare, vedi ad esempio il successo della giovane poetessa Amanda Gorman in mondovisione. Sarà che il periodo storico che stiamo vivendo ci sta avvicinando un po’ tutti all’essenzialità, anche delle parole che dona proprio la poesia, a quel bisogno di rifugiarsi nei versi in solitudine per cercare di dare un senso alle cose. A quel bisogno di cercare in altri lo stesso dolore provato e non sentirsi soli.

Perchè il Covid, lo sappiamo, ci ha tolto le esperienze che ci fanno stare bene come viaggiare, trovare un pretesto per mangiare in compagnia, per ballare fino all’alba e baciarsi sotto le stelle in riva al mare. Ci ha tolto persone care e sorrisi, e a tratti anche la speranza. Ci fa provare proprio quelle sensazioni che leggevamo nelle poesie a scuola, sentendole un tempo distanti.

Se la nostra vicinanza alla poesia è solo un riflesso dei tempi che stiamo vivendo, una meteora pronta a scomparire, questo non lo sappiamo, ma di una cosa siamo certi: abbiamo imparato a conoscere un dolore che non abbiamo mai provato (e a capire di più la poesia). Tuttavia, ora che la primavera è arrivata e la luce in fondo al tunnel sembra un po’ più vicina, ricominciamo a fare grandi progetti futuri e a vivere nuovi inizi, intanto, buona giornata mondiale della poesia!