Premio Nobel per la Letteratura nel 1926, la scrittrice di origini sarde non è mai stata compresa appieno nel suo talento fatto di toni veristi, decadentisti e gotici


Sul “Robinson” di questa settimana (numero 160) ho trovato un articolo molto interessante della scrittrice sarda Michela Murgia. Protagonista dell’articolo chi, se non un’altra autrice che ha avuto i natali in Sardegna?

L’autrice in questione è Grazia Deledda, la prima scrittrice italiana ad aver ricevuto il Nobel per la Letteratura, nel lontano 1926.

L’aspetto più clamoroso, come anticipa la Murgia nel titolo, è che si tratta di un premio Nobel incompreso, sì, avete capito bene: Grazia Deledda, nella sua attività di scrittrice, con “Canne al vento“, alcuni racconti e altri romanzi minori, ha fatto discutere a tal punto da non essere stata riconosciuta da tutti “all’altezzadi questo importante premio.

“Se Deledda resta un’incompresa è per mancanza di categorie – considera Murgia – forzata nelle caselle ora del verismo ora del decadentismo, pur essendo forse l’unica scrittura gotica che l’Italia abbia prodotto in quegli anni”

La critica e i colleghi la sentirono lontana sin dal primo momento per schietta misoginia o snobbismo intellettuale”, tuttavia, “rileggere oggi [la Deledda] sbalordisce per la forza e la modernità dei suoi temi“, afferma Michela Murgia.

E tale forza di scrittura si rispecchiava nel carattere: la scrittrice sarda, al ritiro del riconoscimento, non ha ringraziato nessuno per la sua carriera se non se stessa.

“Deledda, che non era un’ingrata, aveva piena ragione a non ringraziare nessuno, perchè la sua vita di scrittrice era stata protetta solo dalla sua indomita volontà di raccontare e dal favore del pubblico, che non le è mai mancato” conclude Michela Murgia.


Ma se ci pensiamo bene, anche nelle scuole, gli insegnanti stessi spesso sono inclini a trascurare e non far scoprire ai ragazzi il “talento” incompreso della Deledda, orientando la propria attenzione ad autori considerati di maggior interesse, come Pirandello, Svevo e Pavese.

Ma la Deledda, tuttavia, non è l’unica autrice a rimanere nascosta nei programmi scolastici: troviamo anche Calvino (che non viene apprezzato nella sua originalità), Pasolini e tutti quegli autori sul finire del ‘900, che, seppur nati in un periodo che la scuola non considera di rilievo come i primi e i centrali anni del secolo scorso, sanno dare, soprattutto ai giovani, una visione più completa del panorama letterario, dando loro – perchè no – anche la possibilità di scoprire autori contemporanei e più attuali, che potrebbero far innamorare della lettura anche i giovanissimi.