Il rapporto tra genitori e figli, il desiderio di cambiare rotta: un libro che commuove


Ogni famiglia ha la sua storia, una storia che, se conosciuta, può aiutarci a definire chi siamo, a non ripetere gli stessi errori di chi ha vissuto prima di noi e ad imparare da essi. Questo è uno dei temi del bestseller internazionale La cacciatrice di storie perdute, scritto da Sejal Badani, che ha ricevuto ottime recensioni dal Corriere della Sera, New York Journal of Books e USA Today.

Abbiamo bisogno di confrontarci con il passato per riuscire nel presente: lo sa bene una delle protagoniste, Jaya, che ha sempre avuto un rapporto conflittuale con sua madre, Lena. Il viaggio in India aiuterà la ragazza a capire meglio Lena, che, pur non avendole mai fatto mancare nulla dal punto di vista materiale, le ha sempre riservato attenzioni in modo freddo e distaccato.

In India, la casa di famiglia è amministrata da un vecchio amico della nonna di Jaya, il quale le rivelerà segreti mantenuti per anni che nemmeno sua madre conosce. Nel paese d’origine dei suoi genitori Jaya s’imbatte in una realtà che non le appartiene, fatta di povertà e pregiudizi, di limiti imposti, di rassegnazione mista alla volontà di reagire.


Chinò la testa, nascondendosi da se stessa e dal bisogno di essere di più di ciò che la sua vita le consentiva.


Allontanarsi per ritrovare se stessa e fuggire dal dolore, questa era la sua intenzione. Una volta arrivata nel villaggio, però, Jaya capisce quanto la sua vita sia stata spianata grazie alle decisioni e alla determinazione di sua nonna Amisha, morta quand’era molto giovane.

Sejal Badani ci racconta l’India, i suoi sapori, i colori ma anche le sue contraddizioni: il sistema delle caste, che etichetta le persone alla nascita, sembra annullarsi in rare occasioni, come quella della festa dedicata ai colori. Le donne diventano padrone nelle loro case quando accolgono le proprie nuore: solo allora non sono più considerate delle intruse, perché saranno le giovani spose, spesso “troppo giovani”, a dover svolgere le faccende domestiche sotto la loro direzione. Il tempo che una ragazza trascorreva con la famiglia serviva a prepararla al giorno in cui l’avrebbe lasciata per sposarsi. Anche questa differenza tra uomini e donne è attenuata durante le feste, dove tutti, indipendentemente dal sesso, ballano e si divertono insieme.


Perché leggere La cacciatrice di storie perdute?

Ci sono diverse ragioni. La storia emoziona e commuove; le descrizioni sono un valore aggiunto, affascinano e consentono di capire il contesto in cui si muovono i diversi personaggi.

Il libro affronta il rapporto genitori-figli, evidenziando quanto l’orgoglio e la vergogna siano un ostacolo alla comunicazione: se non c’è dialogo, il rischio è di sentirsi degli estranei in casa propria. Il lettore finisce per identificarsi con i diversi personaggi, che aspirano ad un cambiamento della loro condizione.

Il desiderio di migliorare le proprie circostanze o di “cambiare rotta” non è prerogativa di alcuni individui, ma accomuna la maggioranza delle persone. La decisione di scegliere un lavoro o un percorso di studi diversi da quelli che avevamo intrapreso spesso viene soffocata da stereotipi, e da chi pensa che sia impossibile percorrere una strada diversa. In quei momenti una sola persona disposta a darci fiducia può fare la differenza, perché a volte basta solo “un’occasione”.


Sin dall’infanzia, la sua esistenza aveva sempre ruotato intorno a ciò che ci si aspettava da lei. Lui le aveva dato una scelta alternativa. E quella scelta l’aveva portata a volergli bene.


Articolo a cura di Rossella Belardi