La storia di un’anziana benestante che si incrocia con quelle di emarginati e artisti costruisce un quadro tra la Turchia “antica” ed europea
Storie sospese tra una Istanbul moderna e occidentale accatastata tra antiche ville, case fatiscenti e quartieri moderni. E’ questo quanto racconta “La casa di Leyla”, romanzo tra i più amati dello scrittore turco Zülfü Livaneli, le cui opere e contributi alla pace sono stati riconosciuti dall’Unesco, dopo essere stato nominato Ambasciatore di buona volontà.
“La casa di Leyla” è un ritratto della Turchia di oggi e di ieri, attraverso un intreccio di storie da cui è stata tratta anche una sua versione teatrale dopo l’uscita del romanzo in Paese turco nel 2006. Quest’opera vanta inoltre diverse ristampe e traduzioni in decine di lingue, nonché il premio del mese del Club de l’Actualité Litteraire.
Al centro del romanzo c’è Leyla, un’anziana signora molto raffinata e ultima discendente di un’antica famiglia ottomana costretta a lasciare la propria casa di famiglia quando non può che vederla vendere dalla banca a un ricco magnate. Da qui inizia una seconda vita di Leyla: l’anziana infatti si rifugia nel lato europeo di Istanbul, dove entra in contatto per la prima volta con la vita di alcuni artisti e di alcuni emarginati.
“Attraverso la vicenda di Leyla, l’autore turco dà voce agli stravolgimenti che hanno investito Istanbul, il potere corrotto che schiaccia i diritti dei singoli, il bisogno di un rifugio e di una rete di solidarietà contro la prepotenza” affermano dalla casa editrice Altano, specializzata in letteratura turca, che in questa occasione porta in Italia – l’11 giugno – una perla turca nella traduzione di Nicola Verderame e il progetto grafico di Franz Lang.
Nello stile romantico che contraddistingue la prosa di Livaneli è possibile così scorgere le sfumature di una società in cui convivono diverse classi sociali: l’antica aristocrazia ottomana, il mondo dei nuovi ricchi e i turchi tornati dall’immigrazione in Germania.