I classici regalano storie e modi di raccontare spesso unici, che sono stati in grado di resistere nel tempo, nonostante miriadi di autori


Cari lettori, oggi vorrei parlarvi della bellezza di una collana dedicata alla riscoperta dei classici. Si chiamano Classici Bompiani e sono volumi di indiscussa qualità, volumi senza tempo che continuano a emozionare con la loro scrittura e/o le loro storie.

Ciò che sicuramente colpisce di più è il loro aspetto estetico: curato, raffinato, elegante. Da collezione. In catalogo ci sono titoli come Jane Eyre, Il giro del mondo in ottanta giorni, Il ritratto di Dorian Gray, Orgoglio e pregiudizio e molti altri classici della letteratura.

Recentemente, di questa collana, io ho acquistato un classico che non ho, ahimè, mai letto: Cime tempestose. Devo ammettere che il suo volto raffinato (adatto anche per abbellire la propria libreria) ha avuto un certo ascendente su di me. Ma ciò che sto per scrivere è ciò che avrei voluto ammettere a fine lettura: “Sono contenta di questo acquisto!”.

Fonte: bompiani.it

In passato ho già parlato di come la veste grafica (copertina, font, immagini) sia determinante per la scelta di un libro. Nel genere saggistica molte case editrici stanno seguendo la stessa linea: svecchiare i saggi, per renderli alla portata di tutti. E in effetti, i risultati sono ottimi.

Tra le novità editoriali, numerosi sono i saggi di varia natura che stanno invadendo le nostre librerie, con pensieri, tesi ragionate e modi di vivere alternativi. Il tutto per prendere coscienza e cambiare – perchè no – anche il proprio atteggiamento e punto di vista su una data questione ambientale, psicologica, filosofica, politica.

Io, neanche a dirlo, amo il genere saggistica, e devo dire che parte della mia passione si è manifestata in modo evidente, anche grazie alla rottura di quelle “barriere” che innalzano libri spessi e dal piccolo font. Poi, di non poco conto, lo stile che i moderni saggi utilizzano: più colloquiale, leggero e semplicemente esplicativo.

Da come possiamo notare in questi ultimi anni, la tendenza sembra proprio questa: reinventare modi per far amare e scoprire libri che hanno la necessità di essere letti, per aprire la mente o semplicemente provare qualcosa di diverso, senza la certezza di dire “no”, anche senza aprire una sola pagina di un determinato libro.

A questo punto, perciò, ciò che mi sento di dire è che, se questo cambiamento di rotta è dato solo da un fattore superficiale ed estetico, perchè considerarlo superfluo? Se è incentivo per accrescere la lettura e i lettori allora “abbassiamoci” anche ai fattori estetici, e godiamo ciò che la lettura può darci, senza pregiudizi.