Un reportage illuminante in giro per il mondo per scoprire dove le donne si sentono felici


Era estate quando il direttore [Arrigo Benedetti] del giornale [L’Europeo] mi domandò se volevo fare un giro per il mondo fermandomi soprattutto in Oriente. […] Avrei dovuto fare un reportage sulle donne. Per quanto mi è possibile, evito sempre di scrivere sulle donne. Non so perchè, la cosa mi appare ridicola. Le donne non sono una fauna speciale e non capisco per quale ragione esse debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte. Il padreterno fabbricò uomini e donne perchè stessero insieme, […] trattare le donne come se vivessero in un altro pianeta mi sembra privo di senso. Ma risposi che ci avrei pensato.

E fu proprio in quel 1960 che la grande giornalista e scrittrice toscana Oriana Fallaci parte in compagnia del fotografo Duilio Pallottelli, per realizzare un’inchiesta – molto diversa da quelle che in precedenza l’avevano portata da una costa all’altra degli Stati Uniti – sulla condizione delle donne.

A convincere la giornalista allora 31enne fu un episodio imprevisto: “Una ragazza che conosco da tempo mi invitò a cena, e a metà della cena scoppiò a piangere dicendo che era molto infelice”, nonostante fosse una bella donna di grande successo. Da qui la scintilla. Possibile che una donna in carriera, di bell’aspetto e indipendente non si sentisse felice?

Sarà dalla curiosità di scoprire se la felicità di una donna sia determinata dalla cultura e dal suo grado d’indipendenza che la Fallaci plana in Oriente e conosce una sposa bambina dei paesi islamici, le così definite “farfalle di ferro” dell’India, le matriarche della Malesia, le prismatiche cinesi, le geishe giapponesi, le cosmopolite hawaiiane, fino ad arrivare a New York, dalle donne che ti riempiono di honey, sweety e sugar.


La particolarità di questo reportage risiede nella sua natura viva: Oriana Fallaci, infatti, non si limita a descrivere le parti (che diremmo) salienti dell’inchiesta, frutto (solo) di interviste e ricerche. La giornalista – qui anche scrittrice – diventa parte stessa della storia che mette nero su bianco: entra nelle case, nella abitudini delle donne che intervista, partecipa alla vita quotidiana della popolazione, assiste agli spettacoli, racconta la sua stessa esperienza e quella del compagno Duilio.

“Il sesso inutile” si rivela uno scritto illuminante, poichè in anticipo rispetto al movimento femminista, la Fallaci pone una lente d’ingrandimento sugli aspetti più critici nella vita delle donne, togliendo il velo a usi e costumi di società lontane da quella occidentale, in cui la giornalista è crescita e si è formata.

Ma alla fine del viaggio quale sarà la grande conclusione? “Girando come Caino intorno alla luna, ero tornata in ogni senso al medesimo punto da cui ero partita. E in quel girare avevo seguito la marcia delle donne intorno a una cupa, stupidissima infelicità”, scoprendo come la felicità delle donne non sia una questione di potere.


Se vuoi immergerti fin da subito tra le pagine del reportage de “Il sesso inutile” clicca qui.

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