La straniera è un memoir luminoso sulla storia personale dell’autrice, scrittrice e traduttrice che vive tra Italia, Stati Uniti e Gran Bretagna


“Mia madre e mio padre si sono conosciuti il giorno in cui lui ha cercato di buttarsi da ponte Sisto a Trastevere”. Con questo incipit folgorante Claudia Durastanti apre il suo romanzo più famoso, e a carattere autobiografico: La straniera (La nave di Teseo, 2019), disponibile anche in versione audiolibro su Audible.

In fondo, dalla scrittrice e traduttrice che divide la sua vita tra Italia (in particolare la Basilicata), Gran Bretagna (oggi vive a Londra) e Stati Uniti (è nata a Brooklyn), non si può aspettare qualcosa di tiepido. Come racconta il suo libro personale e intimo, Claudia Durastanti (classe 1984), nonostante la giovane età porta con sè già una storia preziosa e per nulla consueta.

Una storia che la lega nel destino a una sua nonna, anche lei nata in America e che, trasferendosi in Basilicata, si è trasformata in “un’immigrata al contrario che ha abbandonato il futuro per disintegrarsi nel passato“.


L’infanzia e la crescita a contatto con la disabilità

A segnare profondamente la formazione della giovane Claudia sarà la disabilità e la relazione dei suoi genitori: entrambi sono sordo-muti – “parlavano la stessa lingua fatta di rantoli e di parole pronunciate a un volume troppo alto” – e ammettono che si sono salvati la vita a vicenda.


I miei genitori si sono incontrati per i riverberi simili a quelli di una foresta prima di un incendio, non perché era scritto; il loro futuro non era impresso nella filigrana di una Bibbia o di un vecchio oroscopo, era solo una vibrazione particolare nell’aria, un allarme invisibile che invitava alla sopravvivenza


Un incontro particolare che porta con sé una sfumatura sottile e unica della parola amore. Un rapporto che Claudia descrive a lungo nella prima parte del libro in modo piuttosto poetico.

La telecamera di questo romanzo si sposta poi verso la giovinezza della scrittrice, sul rapporto con il fratello e sul suo approccio alla vita.


Un romanzo sincero, serio e scanzonato

A rendere il romanzo così godibile sono essenzialmente due elementi: la trasparenza dell’autrice nel raccontare con sincerità la propria storia; e lo stile utilizzato, che non si abbandona al serioso, ma si fa brillante nelle metafore e in grado di regalare sorrisi e nuove chiavi per scoprire la quotidianità.

Nonostante la sua sia stata un’infanzia e una crescita con parecchie note dolorose, Durastanti riesce ad analizzare alcuni degli eventi più importanti della sua vita con una lente che si fa sempre luminosa e capace di lasciare un segno positivo in chi legge.


Non c’è nulla nel mio quartiere o delle zone limitrofe che mi sia sconosciuto ormai, eppure la mia insicurezza resta quella del giorno in cui sono arrivata


La straniera non è solo il racconto di una storia: Durastanti avanza riflessioni personali su grandi tematiche come la traduzione, il linguaggio della disabilità, la ricerca del proprio posto nel mondo, quel suo sentirsi continuamente straniera.

Quest’ultima considerazione emerge come profonda e universale. Un sentire che Durastanti sperimenta sulla propria pelle in giro per il mondo e che ha tratti in comune con tante persone. Può interessare chi ha lasciato la propria terra e chi, al contrario, è rimasto nel proprio Paese.

Straniero è una parola bellissima, se nessuno ti costringe a esserlo; il resto del tempo, è solo il sinonimo di una mutilazione, e un colpo di pistola che si siamo sparati da soli“.

Recensione a cura di Sara Erriu

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