La fotografa Vivian Maier nascose i suoi sorprendenti scatti (e selfie) come fece Emily Dickinson con i suoi scritti. Vennero ritrovati solo nel 2007


Le strade di New York e Chicago come un palcoscenico. L’autoritratto come via per trovare il proprio posto nel mondo. I dettagli di una vita ritracciabili in un volto. La poetica dello scatto di Vivian Maier è uscita allo scoperto solo nel 2007, grazie a John Maloof, un giovane statunitense che, cercando del materiale su cui effettuare una ricerca sulla città di Chicago, trovò dentro una scatola acquistata all’asta il grande repertorio di negativi e rullini ancora da sviluppare della grande fotografa americana.

Chi era Vivian Maier? Anche il suo “casuale scopritore” non lo seppe, ma nel corso di una ricerca attenta, Maloof ricostruì tessera dopo tessera la vita della fotografa statunitense classe 1926. Di lei scoprì che lavorò tutta la vita come tata, solo nel tempo libero si dedicava alla sua passione: la fotografia, la street photography. C’è chi addirittura accosta la figura della fotografa a Emily Dickinson, la poetessa che relegò in un cassetto le sue riflessioni e le sue opere, senza ricorrere mai alla pubblicazione.


Avrebbe voluto dirgli che capiva, che quella ricerca di assoluto era un imperativo categorico anche per lei, che fare la bambinaia era un modo per rimettere insieme i cocci della propria infanzia distrutta, di riparare i torti delle donne che l’avevano circondata, ma era la fotografia a dare un senso alla sua vita. Erano le immagini a colmare i vuoti che si aprivano in lei, simili a voragini


La corsa per recuperare il tempo (perduto) e Vivian Maier

Da quel rinvenimento, attorno alla figura di Vivian Maier sono nati libri e mostre, oltre film e documentari, per illustrare e raccontare questi scatti sorprendenti. E’ così che è nato Vivian Maier. Una fotografa ritrovata, edito Contrasto nel 2015, che raccoglie 240 fotografie in gran parte inedite, una serie di interviste a chi ha avuto il piacere di conoscere la fotografa-bambinaia e alcune immagini degli affetti personali e degli oggetti collezionati da Maier.

A focalizzarsi sulla sua vita, su cosa ispirano i suoi scatti creativi, è il romanzo Dai tuoi occhi solamente, edito Neri Pozza nel 2020, che rivela il particolare sguardo dell’artista statunitense. Dietro il lavoro da bambinaia, Maier si prendeva cura degli altri, osservava le vite che incrociavano la sua strada, catturava la rabbia, la tenerezza di un gesto, ma senza farsi toccare, rimanendo distante dallo scorrere del tempo. E infatti con le sue istantanee la fotografa fa proprio questo: con la sua Rolleiflex restituisce piccoli attivi di vita quotidiana intatti. Solo nei suoi autoritratti compare, ma dietro uno specchio, in un’ombra, mai nitida.


La sua ombra era fatta di assenza, ma non della semplice mancanza di luce. In quell’ombra che la seguiva o la precedeva, che si allungava sulle strade o si frammentava negli specchi, Vivian scorgeva la vertigine di un vuoto impossibile da colmare, il sortilegio di un destino difficile da sovvertire. L’ombra, l’altra Vivian, era intessuta di distanze e rancori, di promesse infrante e delusioni, di tutte le sue solitudini. L’ombra era il suo abisso


A indagare sulla poetica della sua fotografia è Vivian Maier a colori – edito Contrasto nel 2019 -, una raccolta di oltre 150 fotografie a colori, con la prefazione di Joel Meyerowitz e l’introduzione di Colin Westerbeck. Il libro cerca di far luce sulla natura delle immagini a colori di Vivian Maier, esaminandole all’interno del più ampio contesto della sua produzione e comparandole con quelle di altri street photographers a lei affini per sensibilità, come Eugène Atget e Lee Friedlander.

Da una penna francese nasce Una donna in controluce, il racconto di una vita invisibile, cancellata, quella di un’americana di origini francesi qual è Vivian Maier, Vivian o Viviane? Maier, ma anche Von Meyer, Mayer, oppure Meier. Tutto intorno a lei sembra fluttuare, adattarsi a un’inquadratura, un taglio di luce che non riesce a persistere più di un istante. Raccontare Vivian Maier significa far rivivere il suo sguardo attento agli umiliati e offesi, i perdenti del sogno americano, cui lei stessa apparteneva. Significa ritrovare nei suoi celebri autoritratti quegli stessi volti pieni di fatica, dolore, dignità, destinati a fare la storia della street photography.

Adatto invece a un pubblico più piccino – ne sarebbe contenta Maier stessa -, Lei. Vivian Maier, un graphic novel con i disegni realizzati da Cinzia Ghigliano e ispirati alle fotografie dell’artista. Con un occhio puntato alla sua biografia, il volume adotta un punto di vista singolare: quello della macchina fotografica, l’occhio stesso di Vivian Maier.