Resto qui, una storia di resistenza e amore per un luogo destinato a essere sommerso dall’acqua


Trentino-Alto Adige. Il campanile sommerso, meta oggi di turisti provenienti da tutto il mondo, è ormai un simbolo che manifesta la violenza della Storia. Dentro questo lago, un giorno esistevano i vecchi borghi di Resia (da cui prende il nome il bacino d’acqua) e Curon: sono stati inondati dall’acqua della diga annunciata nel 1911 e completata negli anni Cinquanta.

Per la costruzione di quest’opera, dedicata alla produzione di energia idroelettrica e diretta al progresso industriale dell’area, gli abitanti dei vecchi paesi furono costretti a fuggire, abbandonando le proprie case, i campi e i masi.

A raccontare i sentimenti, le lotte contro il progresso, le storie intime e personali di chi abitava quei luoghi, è Marco Balzano in Resto qui, edito Einaudi. Un libro potente che non descrive solo la storia della diga, ma anche i cambiamenti sociali dettati da Mussolini, gli effetti della dittatura sulle persone e le vite di chi resta e di chi fugge dalla guerra. Per sopravvivere.


Mussolini ha fatto ribattezzare strade, ruscelli, montagne… sono andati a molestare anche i morti, quegli assassini, cambiando le scritte sulle lapidi. Hanno italianizzato i nostri nomi, sostituito le insegne dei negozi. Ci hanno proibito di indossare i nostri vestiti


Resto qui si può definire anche il diario intimo di una madre, che scrive alla figlia scappata dal paese di Resia con gli zii, in cerca di una vita migliore. E’ una delle tante storie di resistenza, amore, sofferenza, fame e mancanza. Ma è anche un ritratto di speranza e coraggio per non soffocare i propri valori: «Andare avanti, come diceva Ma’, è l’unica direzione concessa. Altrimenti Dio ci avrebbe messo gli occhi di lato. Come i pesci».

In questo scenario di repressione, Trina sceglierà di restare in paese con la famiglia rimasta e di non rinunciare alla sua passione per l’insegnamento: lavorerà nelle scuole clandestine che pian piano aumentano. E quando le chiedono «Ma non hai paura?», lei risponde: «All’inizio ne avevo, ora ho imparato a osservare le facce dei bambini. Quando sono tranquilli loro lo divento anch’io». Una resistenza ferrea per difendere il luogo dove sono nati i genitori, i figli: «Se ce ne andremo avranno vinto loro».


Resto qui: un romanzo sul passato e sul presente tra ricordi e immaginazione

Il quarto romanzo di Marco Balzano, scritto nel 2018, ha avuto grande risonanza sia in Italia che all’estero: ha raggiunto nello stesso anno il secondo posto al Premio Strega e l’anno dopo ha vinto il Premio Mario Rigoni Stern e il Premio Bagutta. E’ stato anche portato in Francia, dove conquista il Prix Méditerranée (nel 2019), ed è stato tradotto in altri ventinove Paesi.

Il successo di questo titolo è dovuto alla capacità dell’autore di costruire una storia con personaggi inventati ma coerenti con il contesto e le vicende storiche dell’epoca. Un romanzo che costringe a fermarsi e, di fronte al passato e ai suoi resti, scavare per raggiungere le radici, immaginare storie e vite vissute, «le fondamenta delle nostre case, la piazza dove ci radunavamo, il prato dove mi sdraiavo con Maja e Barbara, e Michael ci giocava a pallone e tu ci correvi senza fermarti ai richiami di Pa’».


Marco Balzano, l’autore

Marco Balzano, scrittore milanese classe ’78, è anche docente di lettere e di scrittura – sulla lingua italiana ha scritto il saggio Le parole sono importanti (qui la nostra recensione), edito da Einaudi nel 2019 – e poeta: ha esordito con la raccolta Particolari in controsenso (Lieto Colle, 2007). Ha scritto anche racconti tra cui Primi giorni di scuola (Sellerio, 2015) e L’estate della neve (Italo Svevo edizioni, 2022).

Se ti piacciono storie come questa puoi leggere anche Il morso della vipera di Alice Basso (qui la nostra recensione), la storia di Anita Bo, giovane torinese che, come la protagonista di Resto qui, Trina, non rinuncia ai propri sogni. Intraprenderà la professione di dattilografa nel periodo fascista, con tutte le limitazioni imposte da Mussolini, anche nei libri. Uno spaccato degli anni Trenta affrontato però con leggerezza e intrattenimento: in linea con lo stile di Alice Basso non mancheranno colpi di scena, qualche risata e un mix tra il romanzo rosa e giallo.

Recensione a cura di Sara Erriu